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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Liberaci

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dal male e donaci all'amore. Che cos'è la tua presenza tra noi? Come sappiamo che cammini in mezzo a noi e ci conduci ai campi dell'amore? Il vangelo di oggi ci dà due indicatori molto semplici per sentire la presenza del tuo amore. Ascoltiamo la tua voce e la tua vita che ci amano. Lc 4,31-37 " Gesù poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.  Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».  Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.  Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diff

D** è libertà

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D** è amore, scelta amante innamorata. Vai a Nàzaret e ti rifiutano. Tu non sei uno nuovo, sei conosciuto, sei il figlio di Giuseppe, ti hanno visto da bambino. Non puoi venire proprio tu a parlare di D** e di amore. Sei una sfida che non accolgono perché non sanno la libertà di D**. E noi? Proviamo ad aprire il cuore, Gesù, per farci capaci di ascoltare la tua testimonianza di questo D** amante che sceglie la libertà  nel suo amore  per sé e per chi ama. L c 4,16-30 " Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore ». Riavvolse il rotolo, lo ric

La lotta di D**

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è toglierci dalla morte, liberarci dal male, darci la vita che è amore. Conosco D** che mi ama. Conosco D** che ha creato il mondo e le bellezze del mondo, solo perché mi ama. Conosco D** che mi vuol vedere vivere nell'amore, nella libertà, nella bellezza, nella felicità e non capisce, letteralmente non intende perché mi incarto e mi lego nel buio e nel dolore di tante catene e lame affilate, così da ferirmi e stare male, anziché seguire le sue indicazioni, le strade dove mi aspetta e dove mi nutre di miele dalla roccia e di fior di farina. Conosco D** che tu mi regali e mi descrivi, Gesù di Nàzaret, amico e sposo. Parola di Dio che si regala a noi, a me, come cibo, bevanda, amore, riposo. Vita, da gustare profondamente. Mc 7,1-8.14-15.21-23 " Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.  Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si

Arricchire D**.

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Si può arricchire D**? Certo, d'amore e tenerezze. Gesù, tu fai spesso l'esempio di un padrone, facilmente identificabile con un re potente, che è sempre altrove, sempre da un'altra parte a fare altro e che, in questa sua assenza affida le sue cose a qualcuno. Poi, a un certo punto, questo tale ritorna e "fa i conti"; cioè regola le situazioni cui aveva dato vita e scioglie i sospesi, ciò che è rimasto in disordine. L'esempio che fai qui è basato sulla fiducia del padrone nelle capacità dei servi, fiducia, però, che nasce dalla stima reciproca, cioè da qualcosa che si fonda sull'affetto che regola sempre i rapporti tra persone, anche se sono di condizioni di vita profondamente diversa, com'è il caso di questa parabola. Ascoltiamo la tua voce, Gesù, che ci parla dell'amore.  Mt 25,14-30 « Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, s

Custodirti

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come ciò che serve, che è indispensabile alla nostra vita. Insisto a pensare, Gesù, che le ragazze stolte avrebbero potuto dare il loro olio a una di loro, la più giovane, e permetterle di entrare alle nozze, ma così salvando anche le altre, perché avrebbe testimoniato a loro favore. Ma non è qui che oggi mi stai suonando dentro. Oggi mi colpisce proprio l'olio che le ragazze usano per fare luce con le loro lampade. Si tratta di un olio da custodire con cura, perché consente la luce, permette alla vita di andare avanti, di percorre la propria strada, di accogliere lo Sposo e partecipare alle nozze. Oggi mi preme l'olio. Per quest'olio ascoltiamo la tua voce. Mt 25,1-13 « Il regno dei cieli sarà simile a dieci ragazze che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo

Un ladro

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nella notte, un padrone attento nel disordine dei suoi servi. Il tema è la sorpresa. Ma il tema è la notte, la disattenzione, il disordine, cioè la confusione, la sregolatezza, l'arbitrio, l'eccesso. Ma forse il tema è l'arrivo, l'accoglienza, l'ospitalità. Anche se, magari, stai solo parlando di proprietà e possesso, che cosa è mio e cosa non mi appartiene tra tutte le cose che sono in mio possesso. Più facilmente, stai solo parlando d'amore, del dono d'amore. Ascoltiamo. Mt 24,42-51 « Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.  Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone,

La misura dei padri.

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Il piacere di  amare, anche nella sventura, fa vivere; la noia del male è morte. Chi fa il male, chi agisce male contro altri esseri umani, sa quello che fa e sa di condannarsi e di farsi condannare, esponendosi all'odio e alla morte che le sue azioni provocano.  Non si può essere innocenti nel fare il male, ma quando lo facciamo cerchiamo di rivestirci di innocenza, di apparenti bontà - bontà che si vedono, che sono illuminate di luci colorate di sangue - per nascondere, anche a noi stessi, quanto siamo pieni di morte. Ma tu ci vuoi vivi, capaci di amare,  felici  dei sottili e affilati e pericolosi e stupendi piaceri che amare significa e dona. Ci vuoi dentro a quella vita eterna che è la tua Presenza tra noi nella carne e sangue di D** che è l'eucaristia,  nei pasti d'amore della Parola di Dio che sei e che doni. Ascoltiamo con amore felice. M t 23,27-32 « Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma de

La prova

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dell'amore, l'amore che si prova, che si sperimenta. Gesù, nel Vangelo che porta il nome del tuo amico Giovanni mi affascina questa specie di regola dell'esperienza. Allo scetticismo di Natanaele su chi arriva da Nàzaret di Galilea, Filippo risponde con un secco « Vieni e vedi », che poi è l'enunciazione di una specie di criterio, visto che cita alla lettera la tua risposta ai due primi discepoli che, dopo che il Battista ti ha indicato come " Agnello di Dio ",  ti seguono  e ti chiedono « Dove dimori? ». Anche tu sei secco ed eviti lunghe spiegazioni: « Venite e vedrete »  ( Gv 1,35-39 ). La tua presenza, Gesù, non chiede complesse spiegazioni, non pretende giustificazioni dotte, ma il semplice criterio dell'esperienza. Tu non offri e chiedi un amore astratto e distante, qualcosa che chiede prove. Tu, Gesù, sei qui per fare l'amore con noi e il tuo criterio di realtà è semplice: « Vieni e vedi ». Vieni da me, vedi la mia vita, fatti amare da me, ama c

Il dolore di

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ascoltare a cuore aperto le nostre vite. C'è poco da dire, Gesù, su questo tuo Vangelo, su questa tua buona e bella notizia, e che forse sarebbe meglio tradurre con "notizia bella-buona". Questo "poco da dire" lo dico dopo. Adesso solo la piccola nota che mi stai suonando di mettermi ad ascoltare il tuo dolore. Il dolore di chi offre tutto l'amore che è, e che ha, e lo vede non solo rifiutato, ma sopratutto falsificato a fini di potere umano, cioè di quelle circostanze di dominio e violenza che durano pochissimi spazi-tempi, così piccoli che spariscono nelle durate enormi dentro cui viviamo. Cosa sono, infatti, i pochi decenni di potere di Gengis Khan o di Giulio Cesare o di  Qin Shi Huangdi o le scelte di esistenza di una Cleopatra, di una Saffo, di una Emily Dickinson davanti ai circa 4 ( quattro !) MILIARDI di anni terrestri che vedono la " vita " (qualsiasi cosa sia, esattamente) esistere su questo pianeta Terra, così periferico nel coro di que

Solo tu,

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Gesù: quell'Amore che sei e ti fa carne intima dell'Immensità Amante che è D**. Tu ami, cioè non costringi ad amarti ed amare. Sei la libertà dell'amore, la sua presenza attiva, vitale, dentro e intorno alle nostre esistenze. Ci chiedi di amare e di amarci, non ci comandi di seguire un'etica pre-costruita all'amore e che ne chiude l e manifestazioni , per  inquadrarle e ordinarle. Ci chiedi di amare e amarci. Per questo ci offri come cibo te stesso, la carne di D** che si offre, liberamente, alle fami e seti delle nostre vite. E se questo ci scandalizza, dovrebbe scandalizzarci molto di più l'idea, la narrazione, di D** che si spoglia della sua realtà per offrirsi alle nostre sofferenze, per togliere e curare quelle sofferenze che noi abbiamo scelto e deciso, per rivendicare la nostra autonomia da D**, la nostra possibilità di non amare per vivere tutta l'esaltazione del mio "io" e, quindi, la sua violenza e morte. Per conoscere questa narrazione d

Omnia

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vincit amor, scrive Virgilio, e tu sei d'accordo, Gesù, e l'hai fatto, non scritto. Qui ce l'hai con l'ipocrisia religiosa, e condivido molto questa tua avversione. Ma non è la tua durezza contro chi usa D** come arma di successo, e quindi di guerra, a colpirmi oggi, ma l'alternativa che poni. La vita e l'amore che ci raccomandi. Ascoltiamo la tua voce con attenzione innamorata e passione innocente, per quanto siamo capaci di essere e fare in questa vita, con il tuo aiuto. Mt 23,1-12 " Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.  Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e a

Amare, chi?

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ma anche "amare, come?", Gesù mio. La domanda è opportunista, ma a te, Gesù, questo non importa. A te serve per ribadire qual'è l'unico e solo amore della tua vita e cosa significa, per te e per tutti, questo amore che tu sei e la sua pubblica testimonianza: la tua vita donata a D**, cioè al mondo con tutte le sue gioie e dolori.  Ascoltiamo il tuo cuore che danza il Nome Altissimo. Mt 22,34-40 " I farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».  Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» .". L'unico comando che scegli e ci proponi è una