D** è libertà
Vai a Nàzaret e ti rifiutano. Tu non sei uno nuovo, sei conosciuto, sei il figlio di Giuseppe, ti hanno visto da bambino. Non puoi venire proprio tu a parlare di D** e di amore. Sei una sfida che non accolgono perché non sanno la libertà di D**. E noi?
Proviamo ad aprire il cuore, Gesù, per farci capaci di ascoltare la tua testimonianza di questo D** amante che sceglie la libertà nel suo amore per sé e per chi ama.
"Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.".
La scena è plastica. Ti vedo che entri nella sinagoga, saluti qualcuno, dici qualcosa a chi ti è accanto, ti siedi, inizia l'incontro e vieni invitato a leggere la Scrittura, ti alzi, prendi il rotolo e lo apri. Leggi Isaia. Riconsegni il rotolo e ti siedi. Li guardi e parli.
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Gesù, al paese tuo ti rifiutano perché pensano di conoscerti, di sapere chi sei, perché non accettano che tu, proprio tu il figlio di Giuseppe, parli di D** in modo così bello e fai miracoli così prodigiosi quando sei lontano da Nàzaret. Dai! falli anche qui, Gesù di Giuseppe, vediamo quanto sei bravo davvero! Ma la tua azione e la tua presenza, Gesù, dipendono dall'ascolto che ti danno, dai cuori aperti che accolgono il tuo racconto della libertà di amare di D** che si completa, si compie, si adempie nella tua persona, nella tua carne e sangue, e quindi nelle vite di chi ti ascolta.
Ma, proprio perché continui a fare questa affermazione, poi ti rifiutano anche a Gerusalemme.
Il tuo D** innamorato amante non si arrende e per diffondere la notizia - bella e buona! - del suo arrivo tra noi in te, nella tua realtà di carne e sangue, accetta chiunque ascolta la tua voce e così si immerge nel regno dei cieli che tu ci porti accanto. Anche se sono pescatori di Galilea, prostitute della Palestina, proprietarie terriere non sposate della Giudea, esattori delle tasse romane sugli ebrei di Israele.
L'amore di D** ha bisogno di carne e sangue, di vite che accettano la vita come possibilità e sorprese. Perché c'è chi compie la nostra vita nel suo amore e ci libera.
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