La tua strada, Gesù,

e i nostri inciampare nelle difficoltà ad amare.
Ciao, Gesù. 
Così oggi ci rivediamo a scrivere queste mie povere cose prese dalla tua vita donata ai nostri bisogni, a tutte le nostre fami e seti d'amore. 
Grazie, amico e sposo. 
Per me, oggi, questo è un ringraziamento anche più importante, perché questa tua parabola riportata da Luca ha la grande bellezza di un semplice racconto felice che ci fa vedere e ci mostra un aspetto della tua presenza tra noi. Qui, in questa parabola del buon samaritano, possiamo vedere l
a tua capacità di mostrarci i nostri errori e le nostre fatiche d'amore, ma senza mostrare ira e disprezzo per questi errori e scelte di male che facciamo e ci opprimono. 
Tu sei amore, Gesù e tu ci parli solo d'amore. Di come farlo e farlo vivere.
Ascoltiamo questo tuo canto che ferisce e dà la vita.
"Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».".
Il punto nodale della domanda del 'dottore  della legge' non è cosa dice la Legge di Dio data a Mosè. 
Questa regola la sanno tutti.
"«Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Mi sembra che rifiuti la domanda, così come ti viene posta, e quindi rimandi al dottore della legge la sua provocazione.
«Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
La legge di Dio si capisce subito:«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso».
Ma il dottore della legge si gira a quello che per lui è il punto nodale. Come per noi, Gesù.
«E chi è mio prossimo?».
Già.
Chi è il mio prossimo, Gesù?
Chi si occupa del male in cui sto e mi aiuta a uscirne. Questo significa che accetto e scelgo con tutto il cuore questa persona che mi aiuta e vivere senza farmi morire delle ferite che ho subito. Beninteso, chiunque essa sia.
Tu non fai polemica, ma dici con chiarezza che "il prossimo" chi si occupa della mia vita, non chi pianifica sacrifici, riti, parole appropriate, gesti solenni.
Per me questo significa che devo vedere, in me e attorno a me, solo le persone che aiutano la mia vita togliendo e curando le ferite che ho. Possibilmente senza fare alcuna vanità di parole o comportamenti circa le cose che fanno. Così il mio prossimo è chi ama e mi ama, attivamente e realmente. Come, per esempio, (e non è un esempio, Gesù, è una mia indicazione di ciò che vedo attorno a me come bisogno reale) le persone che cercano spazi di vita, solidarietà e amore dentro le loro difficoltà, le loro bellezze, le loro ricerche di esseri umani che amano altri esseri umani senza limiti di etiche normative, basate su violenze dei nostri passati. E che vorrebbero amarli senza essere condannati, anche se sono dello stesso sesso, o cercano una identità emotiva che racconti qualcuna delle difficoltà e delle bellezze che sono nei loro cuori. 
Gesù, sposo signore, tu sei il nostro samaritano, il mio samaritano che si occupa attivamente di me, ogni giorno della mia vita e, ogni giorno, mi aiuta ad amare. 
Con tutta la tua libertà, senza alcun timore e tremore, se non quello necessario per farti abitare la mia vita.
ciao r




 

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