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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Dio è amore

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un amore quotidiano, un amore pane e vino, vissuto senza preamboli, senza esitazioni. Gv 6,1-15 “ Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a seder

Create per amare.

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Amate creature di gioia. Certo, Gesù, è un titolo poetico. Allude e non rimanda. Nulla c'è, nelle cose che devo scrivere, che rimandi al fatto che siamo creature e che siamo state create, siamo nate o esistiamo, per la gioia. Nostra e di chi ci sta attorno. E non solo umano, ma chiunque ci sta attorno. Invece. Che cosa siamo, Gesù, in questo struggente brano di Marco? Che cosa siamo per il tuo cuore, al tuo amore, in questa situazione così spezzata e frantumata? Chi ci aiuta, a parte te, nelle nostre situazioni di morte? Nelle nostre catastrofi in cui coinvolgiamo, volutamente, tutte le creature, umane e non umane, che possiamo coinvolgere. Qual'è il prezzo della nostra non-innocenza davanti al male, Gesù? Mc 6,30-34 " Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli

La Voce di D**.

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Come si sente la Voce di Dio, come si ascoltano le sue Parole? Gesù, se accosto due letture di questa domenica succede, per me certo, una particolare connessione che trovo importante, forse addirittura esplosiva. La prima lettura è la vocazione del profeta Amos, nel vangelo di Marco è la tua chiamata a chi ti segue. Mettiamo questi due testi vicini e saltiamo Paolo, che oggi ci confonde. Gesù, ascoltiamo la Voce di Dio e la Sua Parola vivente, cioè te, Sposo. Amos 7,12-15 " Amasìa, [sacerdote di Betel], disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele». ". Mc 6.7-

Nostra patria è Dio,

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solo Dio Madre e Padre, accogliente amore umile. Ti meravigli delle nostre incredulità, Gesù, esattamente come ammiri le nostre fedi. Ci sono persone che sono convinte di conoscerti, di sapere tutto di te, che pensano di "averti capito". Queste persone non ti vogliono. Come al tuo villaggio, alla tua patrìa, tu sei ancora "quello lì", e lo resterai per sempre. La vita che si stringe attorno a te non li colpisce, e la tua umiltà e mitezza non li trova. Loro non ti credono. « Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? ».  Sanno tutto di te, non puoi sorprenderli. La vita non li meraviglia più, loro sanno già tutto quello che c'è da sapere sulla vita e le sue meraviglie. Sono persone prive di stupore e di accoglienza. Ascoltiamoti, Gesù, in questa narrazione severa e addolorata. Mc 6,1-6 " Gesù venne nella sua patrìa e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mis