Create per amare.

Amate creature di gioia.

Certo, Gesù, è un titolo poetico.
Allude e non rimanda. Nulla c'è, nelle cose che devo scrivere, che rimandi al fatto che siamo creature e che siamo state create, siamo nate o esistiamo, per la gioia. Nostra e di chi ci sta attorno.
E non solo umano, ma chiunque ci sta attorno.

Invece.

Che cosa siamo, Gesù, in questo struggente brano di Marco? Che cosa siamo per il tuo cuore, al tuo amore, in questa situazione così spezzata e frantumata?
Chi ci aiuta, a parte te, nelle nostre situazioni di morte? Nelle nostre catastrofi in cui coinvolgiamo, volutamente, tutte le creature, umane e non umane, che possiamo coinvolgere.

Qual'è il prezzo della nostra non-innocenza davanti al male, Gesù?

Mc 6,30-34
"Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose
".

Ci dai la vita, Gesù.
La tua vita, e innanzitutto proprio nella Eucaristia, dove attingiamo direttamente il tuo Corpo d'Amore come Presenza forte della Vita che vince e si diffonde. Ci nutriamo di te e siamo con te unione erotica d'amore. Legamo tra Sposi.

Ma ci dai la vita anche nel nostro essere tanti "agire nel mondo", insiemi molteplici di storie umane e non umane che si incrociano e vivono negli spazi-tempi che abitiamo e viviamo. In cui operiamo il tuo bene e i nostri troppi mali.

Qui nel mondo, dove abbiamo un fortissimo bisogno quotidiano di te e della tua Presenza.
Abbiamo bisogno di te come Chiesa, come Comunione di creature peccatrici salvate, e che stanno insieme, tutte e ciascuna, guardando innamorate il loro mite e umile, forte "bel pastore".

"Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura
non temo alcun male, perché tu sei con me
".

Ma la nostra Comunione con te, questa tua Chiesa è fatta di così tante differenze che ci chiede anche una qualità fondamentale. Una qualità doppia.
La solitudine che sorregge la compagnia, che fa da arco di volta all'impegnarsi insieme nell'amare.

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

Per amarci dobbiamo essere capaci di stare insieme con te, da soli. Nella solitudine dell'ascolto, nella solitudine della preghiera, nella solitudine del ringraziamento, nella solitudine del lavoro di accoglienza e ospitalità a te che sei il Dio che si manifesta nella creatura straniera, misera, derelitta, ferita, spezzata, bisognosa di cure.

Nella solitudine con te che è l'unica situazione dove possiamo avere il riposo, perché sei tu che ci accogli e curi le nostre vite.

In te, Gesù, che sei tutto in ciascuna di noi. Tu la nostra sola gioia e noi la tua.

ciao r





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