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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

"Al contrario" è la scelta

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di vita che ci proponi, Gesù. Il "discorso dell'invito a pranzo" è uno dei momenti in cui sei più esplicito per quanto riguarda la scelta di seguirti e di fare della nostra vita come dicono la tua parola e la tua vita. Hai già detto dell'umiltà, cioè dello scegliere deliberatamente e sul serio, ovvero senza ipocrisia,  "l'ultimo posto" e mai il primo, come la scelta deliberata di discernimento rispetto a chi sono e che cosa faccio nel mondo. L'ultimo posto è il tuo posto, Gesù, salvo la volontà di chi ti ospita. Qui la regola è la stessa, ma applicata alla relazione con il mondo, cioè a quel "dare e avere" che è la prima scelta nelle nostre relazioni sociali e umane. Rendi esplicito il senso della scelta di vita che ci proponi. Ascoltiamo la tua parola e la tua vita. Lc 14 ,12-14 " Poi Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:  «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti

La via dell'albero

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per incontrarti a ogni costo. Zaccheo doveva essere un tipo tosto, Gesù. Essere capo dei pubblicani a Gerico, città dogana di Roma, significa essere capaci di agire nel mondo, e anche con durezza. Zaccheo era piccolo di statura e capo dei pubblicani. S icuramente n on era amato e, quindi, era oggetto di dileggio e disprezzo, almeno sottovoce, ma non solo. Zaccheo non spera di incontrarti, sa chi è, ma vuol vederti, a ogni costo, e quindi non ha paura di mettersi in mostra come persona bassa di statura. Non ha paura del ridicolo perché desidera incontrarti almeno con gli occhi, e ci riesce, ma ben oltre ciò che vuole.  Ecco, la via dell'albero è quella che ci mette in condizioni di trovare la tua vita, il tuo sguardo, perché non abbiamo paura di agire in modo libero rispetto al mondo, con autonomia davanti a ciò che il mondo pensa, di noi e di se stesso. Come Zaccheo anche noi dobbiamo salire sull'albero per incontrare il tuo sguardo e non importa se diventiamo oggetto di dispre

L'umiltà:

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ma che cos'è (in te, per te, con te, Signore) "umiltà"? Un modo di sentire ed un, conseguente, modo di comportarsi. Così mi dice il dizionario. Ma questa definizione dipende da te, ne sono convinto. Allora ritorno alla domanda. Che cos'è, in te per te con te, Gesù di Nàzaret, l'umiltà? Ascoltiamo la tua vita con attenzione e amore, perché ne dipende della nostra vita e della tua intrecciate insieme. Lc 14,1.7-11 " Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.  Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all'ultimo  posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vien

La tua scelta,

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il tuo impatto che continua. Siete da qualche parte in Galilea. Un luogo, un paese di lì, da dove parti per parlare del regno, mostrare il volto di Dio, farne vedere la forza umile e potente. Poi, una sera sali su un monte e passi " tutta la notte pregando Dio ". Quando  viene giorno, ti muovi (fresco come una rosa, Gesù, ne son certo) e scendi, chiami quelli che ti seguivano e ne scegli dodici, come tuoi inviati speciali e simbolo di quell'Israele a cui sei venuto, per compiere la promessa di Dio su di lui. Infine, suppongo, mangi e bevi qualcosa. Di per sé è una piccola cosa. Nel mondo di allora è un evento che ha interessato alcune decine di persone, un centinaio se ti andava di lusso. La grandissima parte dell'umanità nulla ne sapeva. Eppure questo piccolo evento, questa scelta nata dalla tua relazione intima e profonda con Dio, ha cambiato drasticamente il mondo e continua a cambiarlo. Di questo preghiamo oggi insieme a te, a Simone lo Zelota e a Giuda figlio di

Gerusalemme:

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il simbolo e la pietra. In questo episodio tutto ruota attorno a te e a Gerusalemme, Gesù. La tua innocenza incontra le malizie del mondo e si scontra con esse, per convertirle. Oppure sembra che le ignori, ma, così, ti consegni ad esse e ti metti nelle loro mani: le ami, perché ci ami anche e proprio nelle nostre malizie che vuoi convertire al tuo amore. La tua innocenza non si rassegna al male, e lo vince solo grazie a questo amore che sei tu e che doni spontaneamente, perché è il senso e lo scopo per cui sei venuto al mondo. Ascoltiamo la tua vita. Lc 13,31-35 " In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».  Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalem

Conoscerci,

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Signore, per entrare in amicizia e intimità con te. Tu sei amore, Gesù Signore, cioè sei relazione, conoscenza reciproca, dono di te stesso a noi. Sei venuto tra noi umani, ti sei incarnato, cioè " ti sei fatto uomo " nascendo da donna, proprio per poter essere e fare relazione con noi, con ciascuna e ciascuno di noi, viventi in tutti gli spazi e i tempi di questo mondo che tu crei. Saperlo, avere esperienza (carnale e spirituale, reale) di questa scelta d'amore significa far ciò che tu indichi necessario: « Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno ». Tu sei l a porta stretta, Gesù, come amore non come scelta intellettuale o adesione di parole. Solo come incarnazione continua nell'amore davvero possibile, qui e ora. Ascoltiamo la tua vita per entrare in te e vivere di te. Lc 13,22-30 " Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese

Piccolo e povero,

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ma potente oltre ogni misura che noi conosciamo o immaginiamo. Siamo pieni di vanità e di orgoglio, Gesù, stentiamo a credere che il regno di Dio sia tra noi con te e in te, e che tu ne usi la potenza per guarire una signora storta da diciott'anni ( Lc 13,10-13 ) e non per restaurare il regno di Davide re, cacciare i romani e dare libertà e potenza al tuo popolo. Allora ci prendi per mano e ci spieghi la realtà del regno con due parabole, con due esempi facili. Facciamo risuonare la tua voce in noi, Gesù, lasciamo che il tuo canto ci liberi. Lc 13 ,18-21 " Diceva dunque Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».  E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitat

La vergogna

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per la libertà. Al centro di questo tuo canto all'amore hai messo la vergogna. " Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava ". Quando tu dici ' certe ' cose tutti noi dovremo vergognarci e ci vergogniamo davvero, se appena ascoltiamo la tua voce con amore. Come facciamo adesso, se ci aiuti lasciando che ci sediamo ai tuoi piedi, in ascolto attento. Lc 13,10-17 " Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.   Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.  Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi g

Se la scelta è amare

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non siamo mai abbastanza per l'amore. Parabola famosissima, Gesù, dove ci riporti al nodo fondamentale della nostra vita: che cosa è ' vivere '? Quali sono i sensi di vita e amore che abbiamo in eredità quando iniziamo a respirare e quali altri sensi dobbiamo aggiungere a quelli avuti in dono? e, sopratutto, farlo nelle fatiche quotidiane dei nostri vivere? In tutto il tuo cammino, Gesù Signore, ci chiedi di aggiungere amore a quell'amore che ci ha fatto vivere; poco o molto che fosse era abbastanza per darci la vita. Lo sai come la penso: tutto sommato, mi sembra davvero che ci proviamo, certamente anche ben dentro i nostri limiti e le nostre insufficienza, spesso gravi.  Ma per questo,  allora,  per far crescere l'amore in noi e attorno a noi, mi sembra che è decisivo essere consapevoli di ciò che siamo e viviamo. Non per vantarmi, Gesù, ma io... e t'incontro, vivo nella tua parola e le mie certezze cadono, come un castello di carte, al soffio del tuo sorriso.

Vivere

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non è guardar vivere o sorvegliare chi vive, è donarsi. Passaggio difficile, Gesù. Da un lato ti rifiuti al rammarico di circostanza e respingi la connessione diretta tra ciò che accade nel mondo e la volontà di Dio, dall'altro lato fai un esempio (scorretto, Gesù?) su un albero di fichi. Ti ascolto, Signore, per farti suonare la mia vita come vuoi, anche ora, che sono davanti al tuo amore che ci parla. Lc 13,1-9 " I n quello stesso tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, per