La vergogna

per la libertà.
Al centro di questo tuo canto all'amore hai messo la vergogna.
"Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava".
Quando tu dici 'certe' cose tutti noi dovremo vergognarci e ci vergogniamo davvero, se appena ascoltiamo la tua voce con amore. Come facciamo adesso, se ci aiuti lasciando che ci sediamo ai tuoi piedi, in ascolto attento.
"Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.  Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.".
La vedi mentre stai insegnando. Non so se lei volesse farsi vedere da te, perché sperava nel tuo intervento, come dice dopo il capo della sinagoga, ma tu la vedi e la chiami. Ma poi la guarisci con un gesto formale, non solo con la tua parola che sana: "Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio".
Mi sembra che usi quella circostanza, in cui ti trovi senza averla cercata, per ribadire la tua idea del sabato, che rispetti e approvi, ma che per te non deve dominare l'essere umano con regole formali, da rispettare a ogni costo, ma deve liberarlo a fare le lodi di Dio. Proprio questo tuo atteggiamento è ciò coglie il capo della sinagoga: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Sembra ragionevole.
Se vuoi fare la comunione devi essere a digiuno per almeno un'ora. Quando ero bambino io, circa 65 anni fa, erano di più le ore di digiuno prima della comunione eucaristica. Ma un tempo chi era laico la stessa comunione non la poteva fare tutti i giorni, come cerco di fare io adesso, ma a certe distanze di tempo e solo se eri nelle "condizioni giuste".
E quali sono le "condizioni giuste"? C'era un elenco anche per quelle. La casistica è una scienza antropologica raffinata. Ma tu non l'apprezzi, Gesù, mi pare.
Per te vale sempre il principio di realtà della vita in cui vivo e opero.
Cosa c'è da fare qui tra noi, ora? beh, fallo tu! Fai quel che puoi e non aspettare che lo facciano altre persone o che Dio intervenga. Possiamo chiamarla "regola del samaritano": fatti prossimo al dolore e alla sofferenza che incontri, come puoi e anche se è sabato.
«Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Dobbiamo vergognarci dei formalismi e delle nostre riserve ora, subito, per riuscire poi, davanti a te, a entrare nel tuo amore senza bruciare per la vergogna della nostra ipocrisia. Aiutaci ad amare, Gesù, con tutta la vita.
ciao r

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