La misura dei padri.

Il piacere di amare, anche nella sventura, fa vivere; la noia del male è morte.
Chi fa il male, chi agisce male contro altri esseri umani, sa quello che fa e sa di condannarsi e di farsi condannare, esponendosi all'odio e alla morte che le sue azioni provocano.  Non si può essere innocenti nel fare il male, ma quando lo facciamo cerchiamo di rivestirci di innocenza, di apparenti bontà - bontà che si vedono, che sono illuminate di luci colorate di sangue - per nascondere, anche a noi stessi, quanto siamo pieni di morte. Ma tu ci vuoi vivi, capaci di amare, felici dei sottili e affilati e pericolosi e stupendi piaceri che amare significa e dona. Ci vuoi dentro a quella vita eterna che è la tua Presenza tra noi nella carne e sangue di D** che è l'eucaristia,  nei pasti d'amore della Parola di Dio che sei e che doni. Ascoltiamo con amore felice.
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Mi colpisce sempre questo tuo passaggio. Lo trovo una epigrafe decisiva e liberante di ogni conoscenza storica e di se stessi. La modifica che metto al tuo testo, Gesù, mi sembra fondamentale e necessaria: «Guai a voi che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Dobbiamo sapere cosa hanno fatto i nostri padri, non per dichiararci migliori di loro, ma per assumerci, con umiltà e dolore, il peso dei loro mali. Non c'è né dialettica, né superamento nelle storie umane, ma solo vittime, molto spesso inermi, talvolta anche innocenti, e i loro carnefici, che così spesso sono i nostri padri. Dobbiamo sapere, cosa che invece non è, che i romani hanno attuato la "soluzione finale" dello sterminio contro intere popolazioni, togliendole dalla faccia della Terra. Sopratutto galle, ma non solo. Se lo sappiamo e ci assumiamo, almeno nella conoscenza e nella preghiera, il peso dei nostri padri, allora siamo diversi da loro e restiamo nel bene e nel bello dell'amore. Se non lo facciamo siamo falsi e ipocriti e "colmiamo la misura dei nostri padri". Solo con l'amore, e con ogni amore libero, si salva la vita di D** tra noi e siamo capaci di ricevere il Suo amore felice. Lo sappiamo, Gesù, ma aiutaci a farlo.
ciao r

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