Un ladro

nella notte, un padrone attento nel disordine dei suoi servi.
Il tema è la sorpresa. Ma il tema è la notte, la disattenzione, il disordine, cioè la confusione, la sregolatezza, l'arbitrio, l'eccesso. Ma forse il tema è l'arrivo, l'accoglienza, l'ospitalità. Anche se, magari, stai solo parlando di proprietà e possesso, che cosa è mio e cosa non mi appartiene tra tutte le cose che sono in mio possesso. Più facilmente, stai solo parlando d'amore, del dono d'amore. Ascoltiamo.
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Ma ti pare, Gesù, che tu parli di D** Eterno amore come chi viene a prenderci allo stesso modo di un ladro nella notte?!
Eppure questo esempio ci dice una cosa importante: noi ci imprigioniamo nella superbia delle nostre "proprietà", nell'orgoglio di ciò che affermiamo nostro, tolto alle altre persone, ma nulla di questo che diciamo nostro è sottratto alla iniziativa di D**, che agisce in noi con la stessa libertà di un ladro. Nella notte, però. Cioè nel buio e nel disordine del sonno, della mancanza di accoglienza. Perché se c'è attenzione a ciò che viviamo come qualcosa che sto solo amministrando, custodendo per altre persone, non per me e il mio arbitrio, allora il quadro cambia: «Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni».
Nulla è nostro, nulla ci appartiene, ma tutto è in uso, nostro e dei viventi, per i fini del nostro padrone: l'amore, tutte le libertà e le bellezze dell'amare. 
Il nostro peccato grave, originario e originale, è proprio la superbia, l'arbitrio di pensare che tutto ci appartenga, che noi, io, qui, che scrivo, sono dio e posso fare tutto ciò che voglio della mia vita e del mondo in cui vivo e che mi dona, mi permette, la vita. Invece dobbiamo regalare ciò che ci viene donato e dato in prestito. L'Amore, quell'Amore Altissimo e Infinito che è D**, PadreMadre senza confini, né limiti, questo amore si dona sempre totalmente a noi, creature nate dal Suo Amore. Se facciamo così siamo subito come te, Eterno D** Amore, amate e amati amanti: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni».
Se doniamo tutto ciò che siamo e abbiamo, perché non è nostro e non ci appartiene, da subito e nell'Eterno Altissimo Amore siamo come te, amore donato e libero in tutte le sue bellezze.
ciao r

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