La tua ora, Gesù,

è sempre quella della gioia di amare.
Gesù, tu lo sai, amico mio, un poco ce l'ho con la parola "gloria".
Sì, certo, riconosco la mia ignoranza linguistica e filologica, e, comunque, occorre pur pensare che il nome di Dio Amore, quello che ci hai raccontato e fatto conoscere nella tua carne di vita, corra per tutta la Terra e ovunque c'è vita. La tua Gloria, allora, è la nostra fede che tu sei il racconto, reso vero nel pieno della tua vita incarnata, del Dio Amore vivo e presente in e con ogni esistere concreto e reale. Ciò che è desiderato, sperato, voluto dal Dio Amore che fa nascere e vivere nelle infinite gioie di amare.
L'Immensa realtà presente che chiami Padre e descrivi Madre, interpretando, vivendo, spiegando a tutti, e innanzitutto a chi è nelle povertà dei nostri vivere, la Legge Insegnamento di Dio data a Israele, come ai popoli e alle genti solo dopo di te e grazie a te.
Per cui la parola "Gloria" ci dice solo questo nostro bisogno di far correre la bella notizia delle tua vita (il tuo Vangelo, Gesù!) di bocca in orecchio, di orecchio in cuore, di cuore in carne di vita. Fino a che tutta la Terra e il Multiverso esistente siano riempiti e liberati dalla gioia immensa dell'Amore Dio che tu hai incarnato e vissuto a partire dal grembo di Maria tua madre e dalla testimonianza di Dio Padre Madre che ti riconosce e ti chiama come il figlio amato, il diletto, colui di cui si compiace e si rallegra. 
Tu, Gesù nazareno, rendi il tuo Dio Amore felice di vederti amare tutte le vite attorno a te, iniziando da sorelle e fratelli piccole e piccoli, nelle loro carni ricche di così tanti amare, sofferenze, gioie; tutte le cose che vivono e ci fanno vivere nell'amore Dio che solo tu regali.
Allora ascoltiamo l'accadere di questa tua ora, Gesù, perché è la stessa ora della tua gioia che è e diventa ogni nostra gioia.
"Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 
Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.".
Gesù, sono certo che, a questo miracolo di Cana, tua madre, Maria, e tu vi siete divertiti davvero e pure molto seriamente, se posso usare questa specie di ossimoro narrativo.
La nostra narrazione di te preferisce presentarti sempre accigliato e severo. Invece, se andiamo a leggere i vangeli senza preconcetti linguistici ed etici, troviamo tante volte e situazioni in cui ti raccontano sorridente e allegro.
Come qui a Cana di Galilea.
Tua madre pensa all'onore degli sposi, che si fa carico della gioia e del benessere felice di chi partecipa al loro banchetto di nozze. Quindi anche allo stesso benessere degli sposi, perché non possono iniziare la loro vita insieme con un pranzo di nozze disastroso, proprio perché è mancato il vino nel più bello della festa.
Se sei accigliato e severo, Gesù, a te questo non importa e, in specie, nulla importa di questo pranzo di nozze organizzato male. 
Se sei accigliato e severo t'importa "della tua ora" e, sopratutto, non ti occupi di vino, e poi di vino buono, Gesù, proprio il migliore di tutti quelli più buoni del tuo tempo.
«Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora.».
Tu qui sorridi. 
Ignoro che sorriso sia, amico mio.
È difficile "raccontare un sorriso". Ancora di più, mi pare, è raccontare un tuo sorriso a tua mamma, la donna ebrea che ti accolto nel suo ventre, ti ha partorito, ti ha nutrito del suo sangue, del suo latte, della sua vita, ti ha istruito sulla Legge-Insegnamento di Dio a Israele, ti ha educato nell'obbedienza all'amore, e non solo all'amore Dio di cui sei il figlio diletto, ma a ogni amore e bisogno d'amore bussi alla tua porta.
«Non hanno vino.».
Maria risponde al tuo sorriso e interpreta, a modo suo, di donna che è ed è stata tua madre, la tua osservazione così dura: «Donna, che vuoi da me?».
Così si rivolge ai servi più vicini a voi.
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
C'è il miracolo, il "segno" di Cana, dove i tuoi amici capiscono che sei diverso, speciale, proprio un'altra esperienza di Dio. E "credono in te".
Ciò che fai, Gesù, è di una semplicità assoluta, ai limiti della sbruffonerìa, del vanto spavaldo e provocatorio. Comunque sempre all'interno infinito della tua realtà divina operante dentro e insieme alla tua realtà umana. Cioè dentro l'umiltà che è il segno vincente e potente del Dio amore di cui sei la parte amata.
Ci sono le anfore dell'acqua per le abluzioni rituali, le fai riempire, di acqua, ovviamente, e poi dici di portare il contenuto a chi si occupava del banchetto. 
Ora quello che c'è nella anfore è vino, un vino più buono di quello servito fino a quel punto. 
Un vino più buono di tutti quelli che pure noi, Gesù, ne son certo, possiamo bere e seguitiamo a bere, nonostante te e contro di te.
Perché tu sorridi e fai un segno della potenza di Dio Padre Madre che opera in te, e così ci dici come le vigne di Dio sono sempre pronte a darci bevande ricche di vita e gioia, capaci di rinnovare la nostra esistenza per farla partecipe della gioia e della felicità allegra che è Dio amore quando ci ama, proprio perché ci ama.
Quando mi ama, perché mi ama.
E così tu, i tuoi discepoli e, forse, anche tua madre potete bere un vino davvero buono, quel vino che nutre di allegria umile spensierata, affidata a Dio amore e al suo essere qui, vicino a noi. Come la tua vita, Gesù, che ci fa vedere e ci racconta la bella notizia di Dio qui tra noi.
Aiutaci ad amare con questa tua consapevole, semplice, potente umiltà, che sceglie e accetta, vuole e libera gli agire di ogni amore che vuole donarsi per rallegrare le esistenze che ama, ogni vita amata dentro l'immensa felicità di Dio amore, fiera e spavalda amante dei nostri cuori di carne.
ciao r

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