tu, Gesù di Nàzaret: Dio scandalo,

uomo scandalo, amore scandalo.
Tu fai scandalo, Gesù, perché dai la tua vita e predicazione come pietra d'angolo per capire e vivere la Parola di Dio, la Torah, la Legge-Insegnamento dato da Dio a Israele.
Cosa c'è, di concreto, in questo brano di Marco, ripreso in molti modi anche dagli altri evangelisti?
C'è un rifiuto.
A Nàzaret ti rifiutano perché non sanno chi sei, ma sopratutto perché ciò che sanno di te dice a loro che non puoi leggere la Torah e i profeti come fai tu. Tu sei il falegname, figlio di Maria, sei vissuto lì fino a che non t'è venuta la mattana di fare il predicatore, il profeta o chissà che cosa. Tutti si ricordano di te, di come lavoravi, e tue sorelle e fratelli sono ancora con loro. Ma a chi vuoi fare credere di essere chissà chi, Gesù? Loro ti conoscono bene, fin dalla tua nascita e dalla tua infanzia, tu sei uno di loro, tutte queste cose non le puoi fare. 
Non ti credono. E per quello in cui credono che c'è qualcosa di più in te, cioè per le guarigioni, "i prodigi compiuti dalle tue mani" non sanno cosa dire e credere. Non credono a te, quindi lì al tuo paese non fai prodigi di qualsiasi tipo.
Non ti credono, appunto.
Questo è quello che sentiamo dalla tua vita, ora che ci mettiamo ad ascoltare questa vicenda, accogliendo e amando ciò che tu sei per noi, Gesù, una vita, una parola, una salvezza molto più forte e bella di quella che i tuoi compaesani vedono e per cui ti rifiutano.
Ascoltiamo questa tua vita che ama, e così nutriamoci di te, del tuo amore immenso e donato.
"Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare in sinagoga.
E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.".
Il punto, Gesù, è lo scandalo. Ovvero l'inciampo, l'ostacolo che la tua vita, la tua parola, i prodigi delle tue mani mettono a coloro che si illudono di capirti "sul serio" e che, quindi, si danno vanto di sapere esattamente chi sei e cosa sei venuto a fare qui tra noi.
Infatti, pure noi siamo popolati di 'esperti' che si danno vanto di conoscere esattamente molte cose, specie quelle difficili da inquadrare e capire. Quindi sopratutto Dio, la cui realtà deve servire a noi, deve essere utile ai nostri poteri, e non per metterci a servire questa sua divinità e presenza nelle vite e nelle ferite di chi vive la nostra vita con noi, in questi nostri spazi e tempi.
Tu lavori sulla fiducia, cioè sull'amore, Gesù.
L'amore è dono che si regala a chi crede a questo amore che viene donato, conosce e vive. Senza fiducia non esiste amore. Questo impariamo dai ventri, dai cordoni ombelicali, dai grembi da cui usciamo alla luce, dalle mammelle che ci nutrono e ci rasserenano, dalle mani delle nostre madri che ci accolgono, fanno la gestazione delle nostre vite mentre si fanno di carne e sangue, la carne e sangue di nostra madre che ci nutre e ci fa diventare esseri umani di carne e sangue che respirano e comunicano tra loro, a gesti, a carezze, a nutrimenti, a giochi, a sorrisi, a voci, a figure, a volti. Tutto questo, ciò che siamo noi, è appunto fiducia e amore. Inestricabilmente legati e che ci consentono di amare, anche perché è proprio questa fiducia che ci permette di accettare che le nostre esperienze d'amore finiscono, e danno vita ad altre esperienze d'amore. Così lasciamo i ventri delle nostre madri e "veniamo alla luce" e con un grido respiriamo. Poi  conosciamo il nutrimento al seno, che a un certo punto finisce. E così via per tutte le nostre vite, dove fiducia e amore si legano e si spezzano, ma esistono sempre. 
Così tu, Gesù di Nàzaret, sei fiducia e amore, come Dio Padre Madre è fiducia e amore. Come noi, ciascuna e ciascuno di noi è fiducia e amore.
Questo ci chiedi, di amare con fiducia, senza farci accecare dalla vanità di pensare di essere esperti. L'unica esperienza che abbiamo davvero è solo quella di amare e di essere amate, amati. Perché l'amore è fiducia, cioè abbandono quieto e umile alla vita che ci ama e si presenta a noi nella sincerità netta e modesta di quella vita che ci viene donata.
Allora, Gesù, aiutaci a imparare ogni volta che la fiducia è il nutrimento indispensabile dell'amore, come l'amore è il sole e l'acqua di quella magnifica terra che è ogni vita fiduciosa e affidata che siamo e viviamo. 
Aiutaci a essere sempre amore, Gesù, come te e come ci chiede di essere la realtà stessa del mondo che siamo e viviamo.
ciao r

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