Nella fine è ogni inizio,

perché sei Dio amore che vive e vince.
Di cosa ci parli, Gesù? 
Cos'è questo capitolo 13 di Marco, in cui ripeti e narri il tuo annuncio, in modi e parole diverse, ma sempre molto forti? 
Sono sempre tue parabole, o sono altre narrazioni, ma sempre allegoriche?
Magari, si tratta di un avvertimento, un avviso per le nostre vite e la nostra salvezza, detto in parole comprensibili a noi che non conosciamo Dio Amore, né il tempo spazio in cui viviamo, se non per l'amore contenuto nella tua vita, Gesù di Nàzaret, e in questa tua parola stupenda, la bella notizia, il tuo Vangelo che Dio è tra noi, in mezzo a noi, qui, con il suo regno in cui ama e salva.
Ho l'impressione, Gesù Signore e amico, che siamo bambini e bambine cui piaccia essere spaventati da racconti misteriosi e incerti, dove accadono cose strane, eventi potenti a cui dovremo assistere, impotenti a decidere e scegliere la nostra sorte.
Sono sicuro che non è così. So, nella mia carne, nel mio sangue, nella mia mente, che sei solo amore, amore che si dona, che accoglie, che libera e rende felici, capaci di ogni gioia nell'amare e nell'amarci.
So che tu non minacci.
So che sempre descrivi l'amore Dio in tutte le forme in cui lo conosci.
Quindi anche qui ci parli d'amore, e di quell'amore che non può essere trattenuto, ma deve essere donato, liberato, offerto, sparso, fatto vivere, senza alcun timore. Se non quello verso Dio, amore presente, libero, immenso.
Ascoltiamo la tua voce, Gesù, che ci racconta l'amore che supera ogni morte, dando vita, sempre, senza esitazioni.
Mc 13,24-32
«In quei giorni,
dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli
saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.».
La cosa che sento decisiva, Gesù, questa musica che suona dentro il mio cuore con il canto antico di launeddas e cornamuse, è il fatto che questo mi sembra uno dei passaggi decisivi del tuo vangelo; così lo vivo: una tua indicazione netta, precisa, affilata come un rasoio.
«Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.».
Tutto ciò che conosciamo o ci illudiamo di conoscere, che viviamo o crediamo di saper vivere, tutta questa bellezza che non godiamo mai abbastanza, e troppo spesso trascuriamo, questo amore di cui abbiamo bisogno urgente, ma che riusciamo a far essere attivo solo a momenti, a sprazzi e slanci, tutto questo di cui ci vantiamo a un certo punto finirà.
Siamo mortali perché abbiamo scelto e scegliamo, ogni giorno e a ogni ora di ogni giorno, di non fidarci di Dio amore, di stare contro il suo sguardo innamorato, rivendicando la capacità umana, nostra e mia, di decidere di noi, di me, oltre e contro la presenza innamorata e innocente di Dio.
Sappiamo la nostra fine individuale, senza saperne il quando e il come.
Ma viviamo, amiamo, preghiamo, desideriamo perché vogliamo prepararci al nostro evento più sicuro, che per noi non accade, o ignoriamo 'modo forma cosa' in cui accade, ma per chi resta è la fine di una vita cui siamo legati in tanti modi. Una nostra esperienza d'amore a un certo punto non c'è più, non la si può più amare.
Mi sembra, Gesù, che vediamo le tue indicazioni, offerte in questo vangelo di Marco, leggendo tutto ciò che indichi solo come quella cosa che noi, nella nostra stoltezza, abbiamo voluto chiamare "la fine del mondo": termine e fine di ogni nostra esperienza d'amore nel trionfo della sola eternità di Dio. Questo trionfo ci appare inerte, pienezza dell'essere che è, subito, assenza di ogni amore, silenzio di ogni bisogno e desiderio di fare amore.
Ma non è così.
Tu chiedi attenzione.
Quell'attenzione paziente e vicina che ci muove verso chi amiamo e per tutto ciò, tutta la realtà e bellezza che è amata e Ci chiedi attenzione ai passaggi, ai momenti, ai particolari che indicano la crescita, la vita, l'amore, la bellezza.
«Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.».
Tu ritorni.
Tu e proprio tu, Gesù di Nàzaret, corpo e vita di un essere umano, figlio di Maria di Nàzaret, che dopo 30 anni di silenzio e preghiera ti sei detto e mostrato come Figlio di Dio. Torni, Gesù, nella gloria di infinite e illimitate, diverse e varie realtà fatta di vite, grembi, corpi, piaceri, gioie, baci, carezze che sono tutta la potenza di Dio amore: il Trono di Dio è fatto di esistenze.
Le incalcolabili vite femmine, maschi, corpi, sentimenti, passioni, azioni, mani, gambe, cibi, sessi, ricami, aiuti e ogni altra realtà che vive l'amore perdendolo, trovando chi amare ancora, come amare, dove amare; soffrendo ogni male pur di farlo vivere, spesso pure offrendosi nude agli sguardi invasi dai satana, di chi odia l'amore e lo teme. 
Quello che ha fatto una ragazza a Teheran il 2 Novembre scorso, identificandosi nella bellezza inerme dell'amore che vive.
Lei l'hanno presa e portata via, quelle misere vite umane possedute dai satana che odiano amore e bellezza.
Lei ci ha offerto la sua vita, facendosi scelta ed esempio di bellezza inerme, identificandosi in te e mostrandoci il senso lieve e felice dell'amore. 
Ecco, Gesù, proprio qui vedo un germoglio del fico che spunta. Così sento la tua bellezza che s'avvicina, nelle miriadi di donne che amano e difendono i loro doveri, le loro libertà, le loro scelte, le loro fatiche di amare, e di fare questi amori proprio come capita nelle loro vite. Inondando di bellezza ogni altra vita attorno e accanto a loro.
Come ha fatto Ahoo Daryaei a Teheran il 2 novembre scorso. 
Difendila, Gesù, sposo amico Signore, difendila con tutta la potenza di Dio amore, e così aiutaci a vedere nel suo gesto un germoglio che cresce e fa nascere vite da ogni vita che è libertà di amare.
Con lei difendi tutte le donne, e specie quelle giovani, perché loro sanno come accoglierti e come far arrivare l'estate del tuo amore. 
Aiutaci a donare la nostra vita nella nudità dell'amore per farci come te. 
Come ha fatto Ahoo Daryaei in una università di Teheran, nuda, offerta inerme e paziente a chi odia l'amore.
Aiutaci a far così anche noi, nelle nostre città e nelle nostre case, perché così si avvicina la tua estate: l'amore Dio che vive e salva nelle innumerevoli diversità di vite e identità, sempre in bellezza, libertà, forza di amare.
Amen amen, Gesù.
ciao r

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