Il punto di vista di Dio
C'è da piangere, Gesù.
A me viene da piangere, perché il vangelo di oggi mostra, in modo stupendo, la semplicità dello sguardo di Dio, la sua immensa e infinita modestia umile che chiede solo la cosa, la realtà di vita più semplice e diffusa al mondo. L'amore.
Nei giorni scorsi una ragazza a Teheran l'ha fatto vedere, letteralmente offrendo la libera e umile bellezza del suo corpo allo sguardo accecato dall'odio e dalla paura di chi teme l'amore, perché odia Dio e la sua libertà, preferendo gli inferni che costruisce in Terra, nella sua vita e in quella di chi sta vicino al suo odio.
Ma che cos'è l'amore?
Molti fanno questa domanda, e così riescono a fare etiche sanguinose, stolte, cattive per impedire a ogni amore che vuol nascere di crescere, vivere, fare vita, dare vita. Perché ogni amore nasce dall'amore Dio che sei tu tra noi, Gesù di Nàzaret, sposo, Signore, amico.
Così è una domanda inutile, oppure un inganno sulla mia e nostra libertà di amare. Sono convinto che se chiedo (in tono polemico o sprezzante che sia) "che cos'è l'amore?" è perché non voglio farlo. Perché non voglio che venga fatto attorno a me, insieme a me, con me, contro di me. Così, quando faccio l'amore e lo faccio pubblicamente, senza badare al disprezzo e all'odio che può suscitare contro di me e attorno a me, seguo il tuo sguardo che mi indica che cosa vede Dio, immensa umiltà, di ciò che, del suo amore, vive in me e nel mondo; chiedendo e facendomi chiedere come riesco a viverlo, posso viverlo e farlo vivere.
Perché tu sai e dici, a ogni passo del tuo cammino tra noi, scritto nel tuo vangelo, che l'amore si fa con forze, mezzi, spazi, tempi, libertà, amicizie che oggi conosco e posso usare per amare, qui e ora. Con ogni rispetto, ascolto, accoglienza. Senza giudicare, mai.
Allora ascoltiamo la tua voce che ci canta l'amore Dio che vive nelle nostre carni intrise e profumate della sua bellezza.
"Gesù diceva a loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».".
Non è una lezione d'umiltà, la tua, Gesù.
Si tratta sempre della tua scelta di raccontarci che cos'è l'amore, cioè di farci sentire nelle nostre carni e ossa e sangue e sentimenti chi è il Dio Padre Madre che ami, che ti ama, con cui vi amate, e che ci ama in te, con te, attraverso te, per te. Quindi che cosa è questo amore di cui siamo impastati.
Allora scegliere e fare l'amore significa, sempre, fare come ha fatto la tua povera vedova, Gesù: «Lei [...] vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Amare significa gettare e deporre "tutto quanto ho da vivere" nel tesoro di quell'amore che scelgo e desidero fare, collaborando a farlo nascere e crescere, a nutrirlo, a farlo diventare fiori e frutti, colori, profumi, nutrimento per tutte le vite che lo incontrano.
Questa è la tua vita, Gesù, il dono che ci hai fatto e con cui hai sconfitto il mondo, cioè l'orgia ripetuta e vana del male che offende e ferisce, ma non può fare danno vero perché tu l'hai vinto donando "tutto quello che avevi, tutto quanto avevi per vivere" sulla croce dove ti sei fatto innalzare per far vivere ogni amore in noi, attorno a noi, con noi, dopo di noi.
Allora dobbiamo fare molta attenzione a ciò che diciamo e facciamo nel mondo attorno a noi, ogni giorno. Perché spesso ci sembra che il male vinca, ma non è mai vero.
Si tratta sempre del nostro orgoglio a «ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti», e così tutto quello che è amore nel mondo non lo vediamo, accecati e assordati dalle nostre miserie.
Ce lo dice, con urgenza, papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo della Speranza, al punto 7.
"Come afferma il Concilio Vaticano II, «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche».
È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci
sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi [...] chiedono di essere trasformati in segni di speranza".
Ecco, Gesù, dobbiamo vedere la tua azione nel mondo, nei corpi e nelle vite di chi fa amore come gli riesce, a partire da ciò che è, gettando nell'amore tutto ciò che per lei e per lui è la vita, offrendola con libertà e gioia a Dio, che lo trasforma in vita divina e umana, la tua Gesù, e la fa diventare libertà e amore che vince.
Aiutaci a farci corpo nudo delle nostre menzogne e vanità, vestito della luce di tutta la bellezza di Dio. Rendici capaci di amare e far amare.
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