La verità dell'amore

è la fiducia.
Gesù, davanti a questa mia prima reazione, quasi immediata, sbocciata subito, appena letto questo tuo Vangelo, m'è venuta in mente la sprezzante risposta di Pilato a te che, in ceppi davanti a lui, ti sei proclamato verità: "Che cos'è la verità?". Apparentemente è una domanda, ma a Pilato non interessa dire alcuna verità, ma solo usare potere e violenze. Per Pilato tu, Gesù, sei solo un disgraziato che sta per essere ucciso. 
Oggi è diverso; per noi, circa 2000 anni dopo la tua morte, la verità sei proprio e solo tu, Gesù di Nàzaret, figlio dell'uomo e figlio di Dio, e non Pilato con i suoi poteri. Non dobbiamo dimenticarlo.
Gesù, tu sei la verità, e proprio tu come persona, questo essere umano di carne e sangue che si compromette con l'amore Dio che ti sceglie, ti vuole, ti dona a noi, ti porta davanti a noi, a ciascuna e ciascuno di noi. 
Mi sembra di capire che solo se teniamo presente, proprio nella nostra vita, questa realtà indimenticabile (tu, Gesù di Nàzaret, sei per noi via, verità e vita), solo così possiamo capire il tuo Vangelo e la sua bella notizia: Dio è con noi e il suo regno vince.
Solo così diventiamo ascolto di questa verità: tu, Gesù, sei l'amore vincente. Qui e ora.
"Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». 
Gli presentavano bambini perché li toccasse; i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.
In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.".
Si parla di divorzio, ovviamente, quindi parlo di divorzio. Gesù, i farisei ti pongono un quesito giuridico ("se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie"), domanda che implica dover affrontare molti aspetti di tipo pratico ed esistenziale, iniziando dalla dipendenza della donna dall'uomo. Ma a te, Gesù, i quesiti giuridici non interessano. A te interessa l'amore che è sempre totale e unitario.
«Dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Ci sono, o ci sarebbero molte cose da dire su questo eccezionale brano di Genesi, e son sicuro che molte sono state dette. Tuttavia io non ne ho idea e lascio stare. 
Però mi sembra chiaro che per te, Gesù, il nodo della scelta originaria di Dio («dall'inizio della creazione») non può essere né offeso, né trascurato. Infatti lo ripeti ai tuoi discepoli; e costoro, nel vangelo di Matteo, ti replicano che, se le cose tra uomo e donna stanno così, allora non conviene sposarsi (Mt 19,10).
Sono certo che anche a noi interessano i quesiti giuridici, a partire da quello chiave di sapere a chi spetta l'iniziativa del divorzio. Ma a te, Gesù, no; non è questo ciò che interessa.
Cosa ti interessa, Gesù? Cosa vuoi donarci e insegnarci?  
Mi pare che si può iniziare a capirlo solo se prendiamo atto del brano che segue, sui bambini e la loro centralità nel regno di Dio.
«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.
In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
La frase è solenne, l'atmosfera è austera e controllata. Invece l'episodio descritto implica cose che non sono né solenni, né austere. Ci sono bambini e bambine che si lanciano su te, Gesù per impadronirsi di te e delle tue carezze. Perché tu sei accogliente, sei uno di loro.
"Gli presentavano bambini perché li toccasse; i discepoli li rimproverarono.".
La traduzione interlineare del testo greco scrive: "E portavano a lui dei bambini perché li toccasse". Insomma, ci sono bambine e bambini che si avvicinano a te, Gesù, e ti toccano, affinché pure tu tocchi le loro vite.
Ai tuoi discepoli spiace, si irritano, non vogliono. Così tu ti sdegni e dai una replica durissima: «a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
Ma che c'entra questo "essere bambini" con il tema del divorzio e dell'unione della donna con l'uomo? 
C'entra molto, mi sembra, Gesù. Un bambino o una bambina non vedono e non vivono l'amore come diritti e doveri reciproci da approvare e gestire per viverli bene; oppure come garanzie e limiti alla propria libertà d'azione da controllare e usare in nome dell'uguaglianza o disuguaglianza delle condizioni umane; neppure come accordi di tipo provvisorio su azioni con cui fare guadagni reciproci.
Nella condizione infantile dell'essere umano l'amore è un'esperienza di fiducia e felicità cui ci si regala ogni volta. Così di volta in volta si fa nuova, ed è capace di dare felicità. È impossibile amare se non affidandosi (totalmente! ne son certo) all'altra persona amata. Siamo sempre bambine e bambini che si affidano all'amore trovato, incontrato di fronte a sé, mai a quello costruito a tavolino con le logiche del "do ut des" (do a te perché tu dia a me). 
Questo ci insegni, Gesù, con la tua vita e la tua parola: sei l'amore che vive in ogni esperienza di libertà realizzata affidandoci a ogni amore incontrato, libero e che libera.
Non oso dire di più, Gesù mio. 
Ma ci sono troppi esempi del fatto che l'amore è una pluralità di esperienze che vanno fatte sempre in libertà, semplicità, affidamento reciproco, come bambine e bambini che costruiscono i loro spazi di gioco e vita affidandosi a quell'amore reciproco che fanno ogni volta che si trovano insieme e si amano.  Così si entra nel regno dei cieli, così lo si vive.
Gesù, mi pare che tu ci chieda "soltanto" questo: fare amore vivendo le libertà reciproche in cui siamo, che ci sono donate e doniamo, sempre, incessantemente.
Perché ci sembra una cosa così difficile da fare?
ciao r

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