La cosa che manca

all'amore che c'è e vive, qui, tra noi.
Questo episodio, Gesù.
Ma quanto è ricco e quanto, davanti alla tua attenzione e al tuo ascolto che ci include nel tuo amore, e ci provoca ad amare, ci siamo innamorati di te ancora di più, e proprio quando e perché incontriamo questa tua dolcissima durezza verso noi, figlie e figli nei nostri spazi e tempi di questo "tale ricco" che ti cerca e ti vuole! E ti chiede come e cosa deve fare per averti, per essere come te. 
Tu lo ami, a modo tuo, nella tua libertà, in quell'amore sovrano che porti tra noi e ci doni, amore che nasce vivo, e ogni volta nuovo, da Dio Padre Madre, dalla sua scelta di amarci sempre.
Ascoltiamo la tua voce, Gesù, e scegliamo la tua libertà di farci amare da Dio Padre Madre come tu ci hai mostrato e fatto vedere. Sempre, è bene ripeterlo, in ogni istante della tua vita tra noi e della tua decisione di donarti a noi come regno di Dio e sua parola che salva e ama. 
Sempre.
"Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quant'è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».
Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».".
La domanda di questo tale è sbagliata. 
Il modo in cui ti viene rivolta e la domanda stessa vogliono avere da te una garanzia completa. Le sue parole cercano in te un lasciapassare che gli apra la via verso Dio, senza errori e dubbi. 
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».
È lì, in ginocchio davanti a te, in una qualche strada della Giudea, e ti chiama "buono" oltre che "maestro". Lui vuole l'insegnamento sicuro, subito.
Ma tu respingi questo approccio.
«Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.». Così gli dici che non bisogna tirarti fuori dal mondo di cui lui e tu siete parte: "solo Dio è buono". 
Poi gli ricordi la Legge di Israele e i comandamenti di Dio al suo popolo, custodito dalla promessa dell'amore di Dio ad Abramo e ai suoi discendenti, come dalla presenza di Mosè che conduce Israele alla liberazione dalla schiavitù d'Egitto e alla libertà della Legge, l'Insegnamento dell'amore di Dio.
Riduci tutto all'osso dell'amore e lo mostri a quel tale, facendogli vedere che la sua domanda è fasulla. Perché così si presenta davanti al tuo cuore. 
«Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre.».
Finalmente questo tipo si sblocca e rivela qualcosa di sé.
«Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
C'è qualcosa di sconsolato in questa frase di questo tale. La Legge di Israele non gli basta. E poi ora ci sei tu, che sei diverso da chiunque altro. Tu, che lui chiama buono, appellativo che tu rifiuti perché spetta solo a Dio.
Qui lo ami.
«Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse...».
Non basta la Legge per arrivare a Dio. Bisogna amare.
Questo sei venuto a farci vedere, partendo da Israele, dalle "pecore perdute della Casa di Israele", per arrivare fino a noi, che confondiamo l'amore con l'osservanza della Legge. Di una legge piena di troppe cose degli umani e così povera delle bellezze di Dio.
Proprio qui c'è la cosa che manca.
«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
La cosa che manca, Gesù, mi sembra che sia l'amore e la sua immensa presenza libera, che dona e trasforma in dono e in libertà tutto ciò che serve, è indispensabile alle nostre vite, è utile a farci essere amore. La bellezza di un tramonto, di una notte stellata, di un sorriso accogliente, di una carezza che si fa cura e aiuto, di un pezzo di pane da mangiare e un sorso d'acqua da bere insieme, per poter sfamare e dissetare il nostro cuore, oltre che le nostre carni.
Ci chiedi di uscire dal mondo fatto di proprietà e poteri, i tanti inferni difesi dalle molte violenze umane, e di restare con te, innamorati di Dio e, così, abili a vivere il mondo come dono e bellezza.
«Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio![...] Figli, quant'è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Tutto il resto mi sembra una semplice conseguenza di questo tuo duro e dolce invito. Dobbiamo scegliere di fare l'amore ogni giorno, nelle molte e diverse realtà che incontriamo, in modo libero e povero, senza contrattazioni, sovrani della nostra libertà di amare, di essere amate e amati.
Non sono i soldi il problema, lo sterco di satana è nulla.
Ciò che conta, la cui assenza è decisiva, è la scelta della povertà, cioè la decisione di farsi parte della continua, sorvegliata, attenta, accogliente nostra scelta di libertà dalle violenze, rapine, stupri, inganni menzogne con cui tentiamo di fare delle bellezze del creato in cui e di cui viviamo, vuoti e gelidi inferni terribili e morti. La povertà che tu ci chiedi, Gesù, è la nostra decisione di non impadronirci delle vite e bellezze attorno a noi, in cui siamo e viviamo, ma di donarle sempre, amando senza cercare rese e guadagni. Infatti sappiamo che il nostro guadagno è sempre e solo Dio.
«In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.».
Gesù, aiutaci a incontrare, scegliere, vivere le immense e continue libertà dell'amore Dio che sempre nasce, cresce e ci fa bellezza che nutre, disseta e rende felici, in tante allegrie d'amore.
ciao r

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