L'episodio, e la narrazione
La tua vita, tutta intera, in ogni suo momento, è la scelta d'amore che sei venuto a fare tra noi, ciò per cui ti sei "incarnato nel grembo della vergine Maria", per la sola potenza di Dio, per la sua immensa e presente scelta d'amore.
Questo è ciò che mi viene sempre in mente e nel cuore quando leggo questo episodio della tua vita narrato solo da Marco.
Mi sembra un commento alla tua missione, una indicazione, metafora e allegoria narrativa di quello che è stato ed è il tuo compito tra noi umani e nel mondo.
Quindi di quello che è il nostro compito. Perché noi dobbiamo imitarti, per essere come te.
"Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, Gesù venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».".
Sei in terra pagana, dove la Legge di Dio, cioè il Suo insegnamento a Israele, non hanno peso, non contano. L'episodio che precede questo del sordomuto è quello della donna cananea, non israelita, che ottiene da te la guarigione della figlia perché ti mostra e offre la sua fede in te, semplice e piena.
Ti inoltri in questo territorio pagano e ti chiedono di imporre le tue mani su un sordomuto.
Dobbiamo fare attenzione a chi è, in quei tempi, un sordomuto.
È persona sofferente, non sente suoni, quindi è priva di parole, perché noi parliamo sulla base di ciò che sentiamo. Se non sentiamo non parliamo. Oggi c'è il linguaggio dei segni, per cui chi è muto può comunicare, con altre persone e con se stesso. Ma allora non c'era.
Quindi, chi era sordo era persona priva della comunicazione con altri esseri umani e con se stessa, se non in forme faticose, primitive, sotto la comunicazione degli animali.
Tu accetti la richiesta, chi soffre ha in te sempre ascolto, ma rifiuti il suggerimento implicito di fare un miracolo pubblico. Prendi il sordomuto e vai "in disparte, lontano dalla folla". In quel luogo intimo e solitario compi gesti solo tuoi, che guariscono qualcosa che non può guarire.
Fai cinque azioni coordinate, con un centro preciso.
"Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».".
Il centro è il rapporto tra te e Dio Padre, la povera e semplice fiducia che tu sei nella Sua presenza nella tua vita. Anche in quella particolare circostanza.
Ecco il centro di questo episodio e della tua vita: l'immensa e silenziosa presenza di Dio amore, che chiami Padre e descrivi Madre, rende possibile restituire la vita a questo umano sofferente chiuso nei rumori faticosi delle sua solitudine. Gli apri gli orecchi, mischi la tua saliva alla sua, sospiri per i nostri dolori che chiedono sempre il tuo aiuto, e gli comandi di aprirsi all'amore, al perdono, alla bellezza della voce di altri umani che gli parlano e lo amano.
Così siamo noi, Gesù, e così è la tua continua azione d'amore.
Tu affronti le nostre sordità.
Ci chiedi di aprirci all'ascolto, di scegliere di farci capaci di udire le voci sofferenti che vivono attorno a noi, esseri umani a cui chiudiamo i nostri orecchi, condannando sorelle e fratelli a una solitudine feroce e faticosa.
Inutile fare esempi, Gesù.
Basta che ci guardiamo attorno accettando di ascoltare con mite pazienza, senza scartare nessuno.
Il secondo passaggio è l'amore che comunichi.
La tua saliva, Gesù, è l'amore che doni ed entra nelle nostre intimità. La tua saliva si mischia alla nostra, la purifica, la libera, la fa capace di agire e parlare d'amore. Il nostro ascolto del tuo Vangelo deve entrare nella nostra intimità, in ogni nostra scelta e desiderio. Dobbiamo scegliere la tua saliva, farci penetrare da essa per trovare la libertà del tuo amore, che rende chi hai redento abile a liberare altre vite in questo amore Dio che tu doni.
Il terzo passaggio è il comando ad aprirci.
Bisogna aprirsi all'amore che incontriamo ogni giorno, senza giudicare, dove troviamo la tua presenza che libera e salva dentro la silenziosa realtà di Dio amore. Qui è il centro cui affidiamo le nostre esistenze, per riaverle subito arricchite di ogni bellezza d'amore.
Si tratta di una trasformazione clamorosa, enorme. Ma di cui ben poche persone si accorgono. Questa tua guarigione avviene in disparte, nel segreto dei nostri cuori e del tuo cuore, Gesù nazareno, che vivi, ami, salvi.
Ecco, Gesù.
Questo incontro segreto è ciò che va annunciato e testimoniato. Infatti solo nell'intimità del tuo amore troviamo la bellezza e la gioia che liberano ogni amore in noi e attorno a noi.
Aiutaci a farlo, Gesù, rendici uguali a te. Capaci di amare fino alla fine, anzi, oltre ogni fine, nell'immenso presente amore che vive e ama.
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