L'amore non può fermarsi,

perché è Dio, altissimo e umile tra noi.
Un bambino, una bambina.
Lo prendi e lo metti in mezzo, tra te e i tuoi amici più cari, quelli che hanno lasciato tutto per seguirti, ma ancora non ti hanno capito e ignorano lo spessore e la forza divina e trascendente del tuo umile amore vittorioso.
Un bambino, una bambina. 
Gesù, qual'è il punto di vista di una creatura umana infante, bambina e bambino, quando la prendi come modello, sommo e invincibile, della tua vittoria? 
E cos'è questa vittoria, che proclami con tanta inespugnabile semplicità? 
Questa è la tua vittoria, in seguito a cui siamo capaci di ospitare Dio amore altissimo nelle povertà delle nostre carni e vite, perché solo così Dio si riposa e consola delle nostre ipocrite ostilità e violenze contro te, Gesù di Nàzaret, l'amore vivente di Dio tra noi, per noi, con noi, e contro i bambini che tu scegli.
Pure se noi non siamo bambini e bambine, Gesù, né ci sentiamo capaci di ospitarti nelle nostre carni, come amico intimo pieno di bellezza e sposo colmo di ogni trionfo di gioia e allegria libera, però siamo qui per ascoltarti, vivere la tua vita che illumina e fa strada. 
Ecco, ascoltiamoti, Gesù di Nàzaret, che hai vinto il mondo. Per sempre.
"Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa chiese loro: «Di cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano.
Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».".
I tuoi amici hanno difficoltà a capirti, questo è vero. Il tuo messaggio, Gesù, è la tua vita tra noi, sei tu che ti annunci e manifesti come "Verbo incarnato", la Parola di Dio che mette la sua tenda tra noi, nelle nostre carni di cuore e sangue, per riposare, godere di noi e delle nostre esperienze d'amore con te, insieme a te. Questo tuo messaggio-vita, Gesù, è bello, terribile, strano, duro da accettare e accogliere. Serve tempo e amore, occorre fare esperienze del tuo amore che vive e vince, che fa belle le dure realtà delle nostre esistenze, bisogna ferirsi con la feroce e delicata spada del tuo amore Dio che salva, serve tutto questo e molto di più perché libertà e bellezza della tua vita siano accolte, amate, vissute.
Occorre che tu sia "consegnato nelle mani degli uomini e ucciso", occorre che tu "dopo tre giorni risorga", perché i tuoi amici inizino a comprendere e vivere la scioccante realtà della tua vita, donata come "Vangelo", bella e buona notizia di Dio" tra noi.
Così non ti ascoltano e tra loro parlano di chi è il più importante adesso e di chi sarà più importante "dopo", quando avrai preso il tuo regno. Il fatto che annunci la tua morte per mano del potere politico e religioso di Israele e Roma, non interessa. Non ti capiscono e, così, ti ignorano. Sanno di fare male, lo sanno bene, ma non resistono alla tentazione e, così, quando chiedi cosa hanno fatto per strada, di che hanno parlato tra loro, si vergognano, tacciono.
Così li aiuti con una "parabola visiva", in modo che comprendano come il vangelo che annunci non sia una "cosa" di questo mondo, ma appartenga a Dio, l'altissimo amore presente.
E qui scegli il bambino.
"Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».".
Credo, Gesù, che ciascuna di queste tue parole e ogni tuo singolo gesto siano ciò che dobbiamo fare nella nostra vita per "essere te", per farci casa e tenda della presenza di Dio tra noi, testimoni e protagonisti della scelta di Dio di farsi sempre amore incarnato che vive nelle nostre vite e così, attraverso noi, che trasforma il mondo in amore.
Ma diventare questa scelta d'amore, facendoti vivere di noi e in noi, significa anche prendere il tuo punto di vista: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Non è solo servire. Ciò che proponi è mettere al centro del mio servizio chi è infante, inutile a tutto, privo della parola che domina e governa, un bambino che non aiuta e non può aiutare, ma va difeso e protetto. Solo così diventiamo capaci di accogliere Dio, diventando amore donato, come te.
Accogliendo anche uno solo di questi bambini.
ciao r 

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