La tua domanda, Gesù,
La tua domanda è semplice e diretta, così da spiazzare i tuoi amici e noi con loro.
Cosa stai chiedendo, Gesù, e cosa significa questo tuo chiedere l'impatto che ha, nel mondo in cui vivete, la tua vita marginale di uno che è senza casa, senza lavoro, senza famiglia, senza figlie e figli, senza ruoli nel mondo, senza presenza nelle situazioni e nei conflitti della tua epoca?
Ecco, Gesù, chi sei per Israele del tuo tempo, per le genti diverse da Israele con cui entri in contatto, per chi ti sta seguendo e accompagnando con affetto e amicizia, pure se non sa e non intende chi sei e cosa sei venuto a fare?
Questa stessa domanda è rivolta a noi, a ciascuna e ciascuno di noi, e la sentiamo immersa, come una lama affilata e pericolosa, dentro la carni, le ossa, i nervi, il sangue, i cuori delle nostre esistenze; domanda che ci fa capire quanto abbiamo bisogno di te, di queste tue dolci, desiderate, difficili ferite d'amore.
Ecco, ascoltiamo la tua vita che si apre nelle nostre esistenze e le fa fiorire dei frutti e fiori di bellezza e gioia che Dio amore cresce e sboccia nel suo amore vivente. In te, Gesù di Nàzaret, figlio di Maria di Nàzaret e figlio di Dio, l'Altissima Presenza.
"Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».".
Chi sei, Gesù?
Oggi, se ci ponessimo questa domanda sul serio, temo che scopriremo quante poche risposte, nelle nostre strade, "pensano secondo Dio" e quante troppe, invece, "pensano secondo gli uomini". Perché il punto decisivo non è che tu sei "Cristo", il Messia di Israele, l'essere umano Unto e Scelto da Dio Padre Madre, per chiudere e completare la Sua Alleanza, la Sua Promessa d'amore, fatta a tutte le genti tramite il Suo amico, Abramo e il popolo nato da Abramo, Israele.
Il punto difficile e affilato è ciò che dici subito dopo e che i tuoi amici rifiutano e, sono abbastanza sicuro, noi con loro.
Riascoltiamo questo momento della tua vita, con la nostra attenzione concentrata sul fatto che state camminando per strada, quasi senza meta.
"Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.".
Il punto decisivo, quello che fa male, è che il tuo ruolo di "Cristo", di "Unto dal Signore", di "Figlio di Dio" venuto a riportare il mondo a Dio, non è la parte decisiva della tua presenza tra noi. Anzi. Questo tuo ruolo di Messia e re è secondario, perché il tuo regno esiste e agisce in maniera assai diversa da come noi concepiamo questo ruolo di guida e di governo del mondo e delle sue difficoltà.
Questo è ciò che ti rimprovera Pietro. A nulla serve un inviato di Dio che viene "rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi" ed ucciso da loro dopo essere stato costretto a "soffrire molto".
A che serve un re così scarno, debole e povero?
A nulla, secondo gli uomini.
Qui è la tua scelta, Gesù, e la nostra, se ti seguiamo come vuoi e desideri.
«Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Ecco, Gesù, se ti seguiamo e ti amiamo come tu desideri e speri, nel modo in cui ci hai amato e ci ami, pure noi impariamo (da te, Gesù, e solo da te!) a pensare e vivere «secondo Dio».
Non è un addestramento a fare certe cose o di una educazione ad agire nei modi decisi "migliori".
Bisogna scegliere di "fare l'amore", esperienza in cui ciò che conta è essere attenti a chi amiamo, a come amiamo, a dove e fino a che punto amiamo.
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Salvare la vita non è un profitto, un vantaggio, il risultato di una conquista, la ricchezza frutto di abilità acquisite o ereditate.
Salvare la propria vita è rendersi conto ("in te, con te, per te", Gesù) che sappiamo e possiamo amare come il Dio amore che racconti nelle tue parole e fai vedere nelle tue azioni; ma questo accade solo se e quando sappiamo capire, sentire e scegliere nelle nostre carni, nei nostri cuori, nelle nostre esistenze che per amare e fare l'amore siamo uguali a Dio presente.
Nessuna realtà del mondo e delle storie umane è confrontabile a questa vita amante che è Dio, il Padre Madre a cui ci consegni e che ci chiama con ogni feroce, tenero, affilato, pericoloso, dolce nome d'amore.
Così «chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo la salverà».
Gesù, amico e sposo, aiutaci a scegliere la tua vita, farla nostra, intima e personale, e così essere Dio che ama nelle povertà e miserie delle nostre vite, eppure abitate dall'amore Dio che trasforma le esistenze di chi vive con noi, inondandole di tutto l'amore con cui perde e fa perdere le nostre vite nell'immenso e immane amore che è e vive sempre, in finitum. Amen amen.
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