L'amore vivo in noi
In questo brano di Marco si contrappongono due punti di vista molto diversi, in cui viene presentata una concezione di Dio, delle nostre preghiere e obbedienze al suo insegnamento, alla sua Legge, che è descritta come qualcosa che neghi, Gesù.
In effetti espliciti e metti in gioco la forza, la durezza, la semplicità del tuo insegnamento, quando dici la realtà della presenza di Dio amore nelle nostre vite, origine e fulcro di ogni amore che viviamo e doniamo in noi, con noi e attorno a noi. Non contano le nostre tradizioni di donne e uomini. Sono sempre poteri e forze che costruiamo sul Nome di Dio, usandolo contro l'amore Dio che è tra noi, proprio come uguale all'amore che Dio è in sé e per noi, e tutto il mondo stupendo in cui siamo e di cui viviamo. Questa chiarezza sull'amore Dio che tu sei fra noi non ti verrà perdonata e ti porterà alla croce.
Ascoltiamo la tua vita, Gesù, che libera da quelle galere di ipocrisie e menzogne con cui esaltiamo i nostri piccoli poteri. Facci ascoltare la vita che sei tu, per accoglierla; quindi per amarti con tutta la nostra vita di carne, sangue, cuore.
"Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».".
Rispettare la "tradizione degli antichi" è importante quanto la Legge, perché dà senso e ritmo all'obbedienza a questa legge e così identifica il popolo di Israele con la chiave di volta del suo sistema di relazioni con Dio e, quindi, con altri popoli. La "Tradizione degli antichi", allora, è il modo con cui le elites di Israele identificano se stesse e il loro ruolo di guida, governo, potere verso i poveri, verso chi non era parte di quelle stesse elites.
Ti rifiuti nettamente e duramente a questo ruolo della "Tradizione degli antichi", Gesù; per te c'è solo la tua vita e la tua parola con cui fai vedere, cioè completi e porti a termine, la presenza di Dio amore tra noi, in mezzo ai nostri conflitti.
Il tuo richiamo a Isaia è durissimo. Non bisogna lodare Dio a parole ma con fatti: amandoci e amando come ama Dio.
«Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.».
Mostri il senso profondo dell'insegnamento che offri e doni, amandoci proprio come vi amate con Dio tuo Padre.
«Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro.».
L'impurità di cui parli non è quella rituale, un'azione priva di interiorità, atto necessario per rendere culto a Dio senza bruciarsi al suo cospetto.
Questa impurità non ti riguarda.
Parli d'altro, della realtà dell'essere umano per cui proprio dal nostro interno, dal nostro cuore, escono propositi e intenzioni che fanno il male di altri umani e di altri viventi, fino a dannarli con odio e morte.
«Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo.».
Il male nel mondo nasce in noi, dentro il nostro cuore indisciplinato, questa nostra stoltezza cieca, sorda e storpia di voler essere potenti come Dio, senza la sua umiltà, semplicità, e fare amore. Senza la sua libertà di amare e farsi amare come vuole. Sempre, caparbio di amare, amarmi senza smettere mai di fare l'amore con me.
Gesù, perdonami, ma ci sono momenti in cui mi sembra che la tua "bella notizia" sulla realtà e presenza di Dio tra noi sia stata inutili. Questa stoltezza storpia sembra ancora dominare il mondo e pure le persone che si chiamano col tuo nome.
Non è vero e lo so.
Anche antropologicamente: le condizioni umane e le libertà di amare e farsi amare sono migliorate enormemente, da quando sei venuto per dare la tua bellezza e vita.
Sopratutto è cresciuta la certezza consapevole che la nostra vita è fondata sull'amore, vivo e operante nelle numerose e varie forme con cui l'amore si fa, si conosce, si pratica, si offre, si difende, si vive. Esiste e ci fa esistere.
Aiutaci, Gesù, a essere pure noi, ciascuna e ciascuno di noi, capaci di scegliere e vivere l'amore che ci troviamo a fare qui e ora, a casa nostra, tra le persone che siamo e amiamo. Perché l'amore è reso bello e visibile solo se è incastonato nella libertà, nella franchezza, nella modestia, nella gioia, nel dono povero di se stesse e se stessi.
A te, Gesù di Nàzaret, sposo e amico mio, lode, gratitudine, piacere, felicità per l'amore che regali e fai vivere.
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