La vita, la morte, l'amore
Gesù, oggi spezziamo insieme il pane dell'amore.
Come sempre. Forse, anzi, certamente sì.
Però,Gesù, forse non dell'amore Dio che ci regali con la tua vita, l'annuncio della tua bella notizia, la ricchezza immensa e terribile della tua morte, scelta da te tra le molte alternative e subito vinta dall'amore Dio per te, l'amato, in quella tua resurrezione, incomprensibile ai sordi e malati orecchi del mondo, semplice e felice per i cuori innamorati e fiduciosi di chi ti incontra e vive nel reciproco dono di amicizia e amore.
Così mi sembra, Gesù, che oggi l'amore di cui spezziamo la carne e beviamo il sangue è quello reale e concreto di Maria di Nàzaret con Dio tuo Padre, con Giuseppe della casa di Davide, con te, Gesù, suo figlio nella carne e nel sangue, che lei ha amato con tenera e spietata durezza, dalla culla in una grotta, rifugio e mangiatoia per animali, alla tomba dove ti ha messo dopo che il tuo spirito, la tua intera vita era stata data a Dio.
Gesù, veniamo insieme a te, sediamoci attorno al Trono di Dio e ascoltiamo la tua voce e la tua vita che ci raccontano, con pudore e riservatezza, la tua incarnazione di Dio nel cuore, nelle realtà, gesti, azioni e sguardi d'amore, di Maria per te e per chi amava insieme a te; con la sua vita e il suo cuore sempre rivolto a Dio, suo Padre e suo figlio.
Gesù, libera i nostri orecchi dalle turpi sordità del male che sfrutta e usa le nostre vite per esistere.
Lasciamo che tu ci renda capaci di amare, come Maria tua madre, libere e liberi di amare come bisogna fare in ogni momento, come si impara a fare.
Credendo alle parole di Dio, il tuo Vangelo, e amando con il tuo coraggio e la tua mite pazienza accogliente.
Messa della vigilia
"In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».".
Messa del giorno
"In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Lo sai benissimo, Gesù, amico e amore mio.
Sono un entusiasta sostenitore della beatitudine proclamata per tua madre dalla donna anonima tra la folla.
«Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Questa stessa beatitudine è detta, pure se in modo diverso, da Elisabetta quando si vede davanti Maria, «la madre del mio Signore» e ne proclama la beatitudine.
Elisabetta incontra Maria e subito la vede "amata da Dio" e perciò piena dell'incessante, semplice, infantile allegria di chi si scopre libera di amare chi vuole e come vuole, quindi di essere giovane donna che si lascia fare madre da Dio, per i suoi desideri e speranze d'amore, madre di Dio che la ama, amica, compagna, serva di ogni altro bisogno d'amore che c'è insieme a lei e attorno a lei.
Sappiamo così poco di Maria, Gesù. Eppure quel poco è tantissimo, perché è quanto serve per capire che la fine della vita terrena di Maria non è un passaggio alla morte. Davanti a Maria di Nàzaret la morte scompare e così lei completa, nell'ordine degli spazi tempi che ha vissuto, e che tutte tutti viviamo, la sua scelta di donarsi alla vita e di amare sempre, innamorata di Dio innamorato di lei; così da amare sempre, pure nel Trono di Dio, resa intima dell'immenso, potente, infinito, umile Volto di Dio amore.
Il Magnificat ci fa capire che proprio questa sua fede nel compiersi delle cose che Dio amore le ha detto e fatto è ciò che le dona tutto l'amore Dio. Sono certo che Maria di Nàzaret ha aiutato e amato chiunque avesse bisogno; così tu, Gesù di Nàzaret, suo figlio, hai imparato da lei ad aiutare chiunque si rivolgeva a te, trovando nel suo bisogno la tua umiltà che si offriva di amare e fare un gesto d'amore per quel bisogno.
Maria ha creduto nell'adempimento delle parole di Dio nella sua carne di donna, e ha scelto, ha goduto ogni istante in cui ha vissuto l'adempiersi di quelle parole. Anche quando non capiva, se una parte di lei si ribellava, pure se non voleva. Sotto la croce Maria ti ha amato più di Dio, tuo Padre, ma sapeva che l'amore che Dio ti portava era giustizia, amore, perdono, libertà; così lo ha scelto insieme a te.
Questo ci chiedi di essere e fare: amare, cioè affidarci ogni giorno e ogni momento delle nostre vite al tuo Vangelo dell'amore Dio che vive, opera, vince tra noi e per noi.
Senza scegliere a chi dobbiamo dare questo amore,donandolo sempre a chi chiede aiuto. Amando, così facendo anche noi il lavoro di Dio, come Maria di Nàzaret, perché crediamo nel compiersi delle sue parole. In te, con te, per te Gesù di Nàzaret, figlio di Maria, figlio di Dio.
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