Conoscere l'amore,

per donarsi a fare amore.
A Maria basta il tuo corpo. Anzi, serve il tuo corpo. Ti ha visto morire appeso a una croce, ma non crede a ciò che ha visto. Crede invece al tuo amore da cui è stata presa, con semplicità e gioia, quel tuo amore che le ha dato vita, perdono, felicità. Per questo le serve il tuo corpo, per ricordare e lodare l'amore che ha ricevuto.
Però il tuo corpo non c'è. Ecco la disperazione dell'amore che tocca il suo cuore e lo gela. Piange, perché senza di te, Gesù di Nàzaret, la stessa vita è solo dolore e morte.
Ascoltiamo la tua speranza d'amore che mette radici non sradicabili nel cuore e carne di Maria. E giunge fino a noi.
"Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicina al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.".
Due voci raggiungono Maria, con due domande legate fra loro.
La prima domanda constata solo il fatto.
«Donna, perché piangi?».
La seconda l'aggiungi tu, Gesù, e precisa la tua sapienza del suo dolore così pubblico e inarrestabile.
«Chi cerchi?».
Il nostro dolore è sempre una perdita, qualcuno che c'era e non c'è più. Non abbiamo dolori astratti, ma sempre concreti, legati a una carne e sangue, a una vita che si è donata a noi e ci ha dato vita e amore. Maria cerca te e tu non ci sei, per lei. Non ti conosce più, perché la tua morte in croce le ha tolto speranza e fiducia nell'amore. Solo il tuo corpo le dava il ricordo e la memoria della tua vita. Ma non c'è più neanche il tuo corpo. Maria è resa cieca e sorda da questo dolore terribile. Quindi  non ti vede e non ti sente.
Ma tu la chiami per nome, nella intimità inviolabile della sua carne e sangue, dove tu puoi entrare perché l'hai amata per ciò che era e, così, l'hai liberata.
«Maria!».
Tutta la nostra tradizione apostolica e cristiana, fatta di memorie, preghiere, vite, affidamenti, annunci, eucaristie, liturgie, riti, esistenze di carne e sangue attive in atti d'amore legati a te, Gesù, e con tutti i nostri errori, nasce proprio tutta qui.
In questo momento in cui chiami Maria per nome, le fai sentire, vedere, toccare la tua presenza, dandole la gioia dell'amore che vive sempre. 
Aiutaci a scegliere la tua voce che ci chiama col nostro nome intimo e così accoglierti nell'ora che inizia il nostro darci all'amore: bisogni di chi ama, vuole amare, essere amata, amato.
ciao r

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