La verità del tuo regno,

è l'amore che ci porta dona il più amato.
Ma chi è questo "più amato"? Chi è colui che è venuto tra noi, nelle nostre esistenze di carne e sangue, nelle nostre povertà d'amore, nelle nostre menzogne nascoste e assassine? 
Sei tu, Gesù di Nàzaret, amico mio, che sei venuto a liberarci, per donarci Dio amore, l'Immane e Potente Divinità innamorata. Perché noi, ciascuna e ciascuno di noi, pensi e si occupi solo di amare questo Dio che ci abita e vuole giocare con noi a far l'amore. A godere di ciascuna delle tenere e dure bellezze di vita e amore che ha creato in noi, attorno a noi, per noi. 
Per me, Gesù. Proprio per me. 
Lo so perché me lo ricordi sempre, ogni giorno della mia vita, in ogni suo istante che viviamo insieme, tu e io, perché sei la vita che libera dal male. Dall'odio e dalla menzogna cieca e sorda in cui troppo spesso facciamo finta di vivere. Ascoltiamo, invece, e accogliamo la tua vita e il tuo sorriso, amico Gesù, mio sposo, perché in questo tuo sorriso c'è ogni amore che vive e vince. Quindi ciascun amore che fa nascere Dio nelle nostre difficili realtà d'amore, aspre, ma sempre così belle da restarne meravigliate e commosse.
"Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.".
Due semi.
Non usi grandi paragoni, Gesù. Due semi, solo due semi.
Due semi, la terra in cui vengono messi, a cui sono affidati, e infine il risultato che arriva e vive, che si manifesta nei suoi modi necessari. Nei tempi e negli spazi dei processi che servono, sono indispensabili a ogni seme perché nasca un frutto sovrabbondante rispetto al seme che è stato gettato.
Il regno di Dio non solo è piccolo, come un granello di senape, ma viene riconosciuto solo da chi lo trova, lo studia, lo conosce, lo usa e, così, lo rispetta. Perché il regno di Dio va rispettato davanti a tutto ciò che c'è, qui, intorno alle nostre esistenze, oggi e ora, in questo mondo in cui viviamo, dove questo piccolo seme non emerge affatto come qualcosa che si impone. Il regno di Dio non svetta mai, non si impone, anzi, si regala con amore umile. Il regno di Dio non soddisfa i bisogni, fa crescere i sogni e li libera, li rende capaci di far vivere ogni altro amore. Ecco, bisogna prestare attenzione a questo seme piccolo, che tiene in sé l'energia della vita che cresce, si completa in se stessa e oltre se stessa, per far vivere e far campare nei loro frutti, tutte le esistenze e gli  amori che intorno a lui esistono e crescono.
Ma non siamo noi che facciamo crescere questo seme. Anzi.
Il regno di Dio si afferma, cresce, si sviluppa, produce frutto per sé solo, senza nostro intervento. Non siamo noi, con i nostri tristissimi "fioretti" e le nostre pietose "buone azioni", a far produrre i suoi frutti a quel seme che si insedia nella terra e muore. Lì, dentro la terra, i suoli, da cui tutto nasce e a cui tutto torna.
Infatti il regno di Dio che ci offri, Gesù, è pure, subito, la Parola di Dio che custodisci, conservi, disperdi e semini dentro di noi, dentro la vita corrente e attuale di ciascuna e ciascuno di noi, dove questo tuo seme d'amore muore, si fa carne e sangue delle nostre vite di carne e sangue, ci nutre, rinasce, resuscita, si afferma nella bellezza e nella libertà di amare e farsi amare.
Occorre ascoltarti, Gesù, per non far più finta che il regno di Dio sia un modo, umano, per costruire tra gli umani un ordine politico, etico, religioso che sia "migliore", più ben fatto e santo davanti e contro gli ordini politici, etici, religiosi che sono attorno a noi e che questo tuo regno deve sostituire, per farti trionfare e vincere. 
Secondo noi, naturalmente e almeno. Ma tu hai già vinto, Gesù.
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura.».
Raccogliamo la sfida del tuo amore. Infatti a noi spetta vivere, («... dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa») cioè ascoltarti e accoglierti, per proteggere le terre e i suoli delle nostre vite, quelli che sono umani e d'amore, dove tu hai piantato e gettato il tuo seme.
Aiutaci a far crescere in noi il tuo seme, amico mio, facendolo morire alle nostre vite, per vederlo rinascere e resuscitare come l'amore Dio, donato e gratuito, che regala e fa prosperare anche noi nella vita e bellezza che sei tu. 
Amen amen, Gesù.
ciao r

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