La fede è la vita; infatti

il loro esistere è il tuo amore che trionfa e vive. Gesù.
Tu sei la vita, Gesù, ciò che vive unicamente amando. Solo donando amore. Non bisogna meritare niente, con te: solo fidarsi della tua presenza, della tua libertà e forza d'amore che tu vivi e doni con immane generosità e delicatezza. Inevitabilmente, sopratutto, o quasi. Ecco, tu sei solo amore che vive e opera. Son sicuro che è proprio per questo tuo incessante essere continui e pazienti doni d'amore, in ciascun attimo e in ogni vissuto della tua esistenza tra noi, che Pietro ha sentito e capito, e detto a voce alta, che tu sei «Il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,13-10).
Così noi, così vogliamo fare anche noi, Gesù.
Allora aiutaci a rivolgerci a te con la semplice astuzia, contraria alle regole del mondo ma colma di sincerità, della donna che perde sangue e ti trasmette, ti contagia il suo male, sapendo con fiducia che tu lo cambierai in bene; e anche con la totale fiducia in te e nella tua vita immensa e potente di un padre che sa la figlia che muore, e non vuole vederla e saperla morta. Così la affida e si affida a te.
Ascoltiamo questo bel vangelo di Marco, Gesù, per sentire il tuo amore vicino a noi e ai nostri dolori e fatiche.
"Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: «Chi mi ha toccato?»». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.".
Mi colpiscono sempre i fortissimi e semplici, quasi infantili, segni di fiducia che ci sono e vediamo nei due protagonisti di queste tue azioni d'amore e libertà.
La donna è maledetta. Dalla malattia e dalla condanna sociale che la isola e la condanna. Lei è contagiosa, portatrice di morte. Deve stare sola e morire da sola. Ma lei ti conosce. Sa che ci sei. Sa che tu sei la vita piena d'amore, quella vita che anche lei ha conosciuto, in altri momenti della sua esistenza reale, prima di stare male.
«Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».
Ti vuole dare il suo male, perché sa che tu lo cambi in bene. Lo sa, ne ha piena consapevolezza. Ti tocca e guarisce. 
Ma a te non basta guarirla nel corpo, la vuoi guarire anche nel cuore, e le fai dichiarare il suo gesto verso te, gesto contrario alle norme e alle disposizioni del mondo. Ma proprio questa dichiarazione di fiducia in te, contraria alle regole del mondo, è la sua salvezza.
«Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male.».
L'altro episodio ha la stessa semplicità.
Il padre, Giairo, capo della sinagoga, cioè con un ruolo di guida, è disperato perché la figlia muore e lui non vuole accettare questa morte. Si getta ai tuoi piedi perché vede in te la presenza della realtà di Dio tra noi; così ciò che ti chiede è semplice. 
«La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva.».
Sei la vita, salvi la figlia che muore, nulla vuoi in cambio.
Questa fiducia resta salda in Giairo, nonostante il mondo gli dica che la figlia è morta, che si dia pace, che urli pure e si lamenti, purché non cerchi di cambiare questo suo destino attraverso te. Vogliono che ti lasci in pace a fare le tue prediche e a raccontare le tue storie. La figlia di Giairo è morta, bisogna dare voce e fiato alle grida delle prefiche e alle lamentazioni atroci di chi ha perduto l'amore, anche se è solo una parte dell'amore che è stato dato alla sua vita.
Vai da solo, coi tuoi amici più sicuri, vai svelto. L'aspro dolore della disperazione e della morte non deve toccare Giairo che si è affidato a te.
Cacci via tutti, perché nessuno di loro sa vedere la vita, la realtà di Dio amore che vive ed è presente tra di loro. Poi con i genitori e i tuoi tre amici andate dalla bambina.
«Talità kum.».
Tutto si conclude con una tua raccomandazione commovente, anch'essa infantile: dici di darle da mangiare. La ragazza vive, è giovane deve nutrirsi.
Dillo anche a noi, Gesù, a ciascuna e ciascuno di noi, che ha la sua vita infantile e giovane quasi morta, o con gravi difficoltà di vita. Dillo anche a noi di avere fiducia in te, che sei la vita che ama e salva. Aiutaci a sapere che ti dobbiamo dare, contagiare i nostri mali, perché tu ci liberi da queste fatiche di morte e ci doni la semplicità della vita che ama. Dì anche a noi di alzarci e di metterci a mangiare, perché dobbiamo nutrire la nostra vita fatta giovane con l'amore che ci doni e ci risana, con questo cibo del tuo amore Dio che vive e opera tra di noi.
Aiutaci ad amare come ci ami e ci hai amato tu. Facci alzare, e rendici capaci di riconoscere nelle nostre vite la felicità e le gioie dell'amore Dio che vive nelle infanzie e nelle giovani belle fatiche dell'amore che sei tu. Gesù.
Ciao r

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