Gesù, tu sei
Gesù, tu sei la vita, la forza, la via, la realtà, la verità di ogni vivere che viene da Dio, immenso amore presente; tu sei il più amato, il Figlio a cui Dio Padre Madre ha sottomesso tutto, Tu stai mettendo ogni cosa a sgabello dei tuoi piedi, perché operi e ami come incarnazione di Dio, qui, proprio qui tra noi.
Tu sei l'amore Dio che vive e vince solo con la potenza, umile e obbediente, della passione di Dio per ciascuna e ciascuno di noi, che viviamo in cerca d'amore e fuoco questi nostri esistere così difficili e feriti.
Sei il bel pastore (o poimèn o kalòs - il pastore quello bello) che dà la vita per le sue pecore. Tu ci conosci una a una, di ciascuna di noi sai tutto, a ciascuna di noi dai tutto il tuo amore che ci conforta, ci custodisce, ci nutre, ci libera, ci dona ogni aiuto con ferocia, umiltà, pazienza, passione, gioia e allegria.
Tu sei la libertà che vince solo amando e, così, insegnando ad amare nell'unico modo possibile: attraverso e con l'amore che facciamo insieme, ogni giorno.
Ascoltiamo la tua voce che ci apre il cuore e ci ferisce le carni, così povere di vita e di gioia di amare, senza di te. Accogliamo con felicità la tua gioia di fare l'amore.
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Ci sono due momenti, Gesù, che mi sembra importante segnalare in questa parte centrale del tuo discorso su chi sei e su quello che sei venuto a fare. Vuoi essere accolto, ma per amore, solo per amore, non per timore, rassegnazione, convenienza. In gioco è semplicemente la nostra libertà di amare, messa in rapporto con la tua libertà di fare amore.
Il primo momento è quando chiarisci chi è "il bel pastore".
Tu sei il bel pastore perché conosci le tue pecore, una a una. Ma questa conoscenza non è diretta, da te alle pecore, non è frutto di una qualche scienza o tecnica ma è indiretta, come tutte la conoscenze ed esperienze che nascono dall'amore. Tu conosci le tue pecore e dai la tua vita a loro perché tu conosci il Padre e Dio Padre conosce te. Perché siete amore santo che vive e opera. Sempre.
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore».
Il secondo momento è quando chiarisci che il tuo compito di bel pastore e la tua azione verso le tue pecore non hanno i limiti della tua vita terrena, di questi tre anni di predicazione e di azioni di vita in Israele dominata da Roma, preceduti da trent'anni di silenzio e umiltà mite e nascosta.
No. La tua azione e il tuo compito di bel pastore vanno molto oltre, vanno avanti e indietro nelle storie umane.
«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».
La voce del mio stupendo bel pastore che mi chiama all'amore.
Hai altre pecore, Gesù, che non stanno in quel recinto di Israele, dove ti trovi in quel momento. Sono pecore che custodisci con altri modi e in altri tempi e spazi, ma che vuoi far vivere e rendere capaci di amare insieme alle tue pecore del recinto di Israele: «Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore». Io sono di queste altre pecore, Gesù, e mi sembra di aver vissuto, finora, solo perché è bellissimo ascoltare la tua voce che mi chiama e mi invita a mangiare la tua carne e a bere il tuo sangue. Unico nutrimento d'amore possibile, Perché tu doni la tua vita a me, per amore, e mi insegni a donare la mia vita a te, in questa esperienza sconvolgente che mi insegni e che apprendo da te: amare, amare, amare.
Solo nell'amore siamo libere e liberi. Solo nelle esperienze dell'amore siamo capaci di godere la vita e liberarla in Dio Padre Madre.
«Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Il tuo comando, quello che tu hai ricevuto dal Padre, è lo stesso, è sempre quel comando che tu dai a noi, Gesù.
Ci insegni a donare la nostra vita totalmente, affidandoci a te, che vivi in noi e, così, ci restituisci ogni cosa e ogni vita che perdiamo nel mondo. Il tuo amore, Gesù, è quel Dio Genitore, Dio salvezza, Dio gioia, Dio libertà, che ci raggiunge attraverso te e solo con te ci rende capaci di essere come te, Gesù, di farci uguali a te.
Così tu sei noi, ti fai ciascuna e ciascuno di noi che solo nelle braccia della tua Croce impariamo quella tua vita che non termina mai di amare. La tua vita amante innamorata, Gesù, mio bel pastore, amico e sposo, che mi fa risorgere sempre dalle fatiche e dalle ferite della vita con l'amore Dio che libera e riempie di felicità.
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