Fare il lavoro di Dio:

tu, Gesù, sei il lavoro di Dio, l'opera che Dio compie nelle  nostre carni e vite, per amore. Solo per amore.
Ti cerchiamo, Gesù, ancora per la ragione che attribuisci a chi ti aveva seguito a Cafarnao, oltre il mare di Tiberiade. 
Noi ancora ti seguiamo non perché abbiamo visto nelle tua vita, e quindi nelle nostre, un segno della presenza di Dio amore, ma perché abbiamo mangiato e mangiamo il pane moltiplicato dalle nostre religioni e dai nostri templi, che abbiamo costruito nel tuo nome. Ma è l'amore dato senza contraccambio, vissuto fino alla fine, il segno di Dio che tu dai, Gesù.
Ascoltiamo, accogliamo la tua vita, parola di Dio e suo Regno.
"Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».".
L'Opera di Dio, il lavoro di Dio che dobbiamo fare è la tua vita, Gesù di Nàzaret. Questa vita che ci hai affidato, e che noi, a partire dagli apostoli e dai "padri della chiesa", abbiamo detto, gridato, proclamato, testimoniato, vissuto, partendo dai racconti dei quattro vangeli e, da loro, in tutte le liturgie che abbiamo trovato, pregato, vissuto, trasmesso.
In tutte e in ciascuna delle nostre preghiere.
Così è proprio attorno alla tua vita testimoniata nei vangeli che abbiamo costruito tutte queste "esperienze cristiane" che sono arrivate fino a noi, questo tuo "corpo" (come scrive Paolo di Tarso che ti ha conosciuto solo come Risorto) che chiamiamo "cristianesimo".
E in questa realtà storica dobbiamo vivere due cose.
La prima è che tu sei "l'amato", il "più amato", l'incarnazione di Dio che si fa carne e vita per salvarmi, per salvare me, che nulla merito, dalla morte dell'odio e dell'indifferenza. E con me, allora, le innumerevoli altre vite che imparano amore da te, Gesù di Nàzaret, figlio dell'uomo e Figlio di Dio, opera, casa, tempio, altare, vittima, sacrificio, amore, vittoria di Dio nel mondo e nelle nostre vite, oltre la morte, oltre ogni morte. 
La seconda è che dobbiamo pregare con insistenza Dio Padre Madre perché ci aiuti a farci testimoni di questa bellezza d'amore; queste gioie di amare, in ogni giorno delle nostre vite che tu abiti, ma se ti facciamo entrare nei corpi e nelle carni di chi è piccolo, come noi, così bisognoso d'amore.
Amen amen, Gesù.
ciao r

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