Ecco che entri

nella vittoria di Dio amore, tuo Padre Madre.
Più vado avanti, Gesù mio, dentro il regalo che mi hai fatto della tua vita e della tua parola, più mi rendo conto, nella mia carne e in ogni mia gioia, che qui - nel tuo Vangelo dell'amore, nella bella notizia che Dio è sempre più vicino a noi e il suo regno cresce costantemente dentro e tra di noi - non bisogna commentare con dottrina e passione.
Invece c'è molto da pregare per capire che cosa tu, Gesù di Nàzaret, dici che possiamo e dobbiamo fare per aiutarti a diventare Re di tutte le genti, in tutti gli spazi-tempi di tutti i passati e futuri, quindi anche sposo amico di tutte le vite che ti trovano e si legano a te, per amore, per amare. Questo atteggiamento di ascolto profondo, capace di orientare a te le nostre realtà, nella Settimana Santa si trasforma in silenzio. Oltre ogni ascolto, siamo dentro la partecipazione al tuo trionfo, fatto nelle forme e modi che negano e contraddicono le nostre realtà e presunzioni umane. Tu sei la gloria vivente di Dio Padre Madre, lo sei appeso a una croce, su cui ti abbiamo messo perché non sappiamo cosa facciamo.
Qui, in questa settimana cruciale per tutte le persone e le creature viventi in tutti gli spazi-tempi del mondo, qui bisogna accompagnarti in silenzio, come Simone di Cirene, che non capisce, a cui nessuno chiede la sua opinione, che deve faticare portando la croce cui verrà appeso il giusto ferito che sei tu, che taci e poi sarai detto 'Agnello di Dio'. 
Allora, Gesù, adesso cambiamo la nostra vita, portiamo le nostre realtà di carne sangue a immergersi in te, nel tuo trionfo di lode e adorazione stupita a Dio altissimo che in te e con te, celebra il trionfo del suo amore. 
Facciamo silenzio, ascoltiamo la tua vita che vince.
"Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 
Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:«Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».".
In questo scarno racconto di Marco c'è un fine tratteggio, che fa vedere, in chiaroscuro, la tua passione e morte. Ed è questa, infatti, ciò che dà il vero rilievo all'accoglienza trionfante che ti fa Gerusalemme, solo qualche giorno prima della tua condanna e della tua morte.
C'è una folla, anonima. Ti accoglie, cantando la tua lode e il loro ringraziamento a Dio, come poi un'altra folla, anche più anonima, griderà a Pilato "crocifiggilo!".
Non ci sono i tuoi amici. Scompaiono, non sono parte di questo tuo trionfo. Ne sono i testimoni, partecipi e appassionati, ma solo testimoni.
Ci sei tu, solo. 
Qui vai a dorso di un puledro, probabilmente di asina, una cavalcatura indegna di un re, che non serve a combattere e a vincere. Serve solo ad amare. 
Lì sarai sempre solo, ma piedi, stracciato dal flagello romano, aiutato solo da Simone di Cirene, che nulla entra con te, ma passava lì quando i soldati romani lo presero per fargli portare la tua croce, visto che tu non ce la facevi. E anche i tuoi piedi e la tua vita sono ciò che ti è servito solo per amare.
L'unica vera differenza è che qui mancano i capi dei sacerdoti e gli scribi, cioè l'élite culturale e religiosa di Israele, che ti ignorano come re trionfante e ti scelgono e seguono come schiavo ribelle da mettere in croce, per farlo morire di una morte umiliante e amara.
In comune c'è anche la confusione sul tuo regno, quel 'regno di Dio' che hai costantemente annunciato e che la folla ora chiama «il Regno che viene, del nostro padre Davide!». La stessa confusione che porta Giuda a tradirti, dopo che lo lasci che inciampi sulla donna che ti unge di un prezioso unguento a casa di Simone il lebbroso. Lo stesso scandalo in cui lasci inciampare pure noi quando pretendiamo che tu sei un re umano, un imperatore di sangue e stupri, non il Dio venuto tra noi, nella nostra carne e sangue, per insegnarci ad amare.
Così per insegnarci a perdonare, sempre, come noi siamo perdonati. E così donarci l'intero amore Dio che sei tu, Gesù di Nàzaret. Il più amato.
Proprio qui mi sembra il nodo di questo racconto.
Tu entri a Gerusalemme trionfante re di Israele mentre, alcuni giorni dopo, sei messo in croce e sospeso tra cielo e terra, fuori da Gerusalemme. Fuori da Israele. di cui sei re.
Questa è la tua vittoria.
Aiutaci, Gesù, ad ascoltare in silenzio questa tua trionfante vittoria sul nostro male, aiutaci a viverla, per amarla e così per scegliere, insieme a te, non le cose confuse e cattive che vogliamo noi, ma ciò che desidera Dio Padre Madre a cui dobbiamo affidare la nostra vita, come tu hai affidato la tua.
Aiutaci ad amare come te, in silenzio, nella verità, nel dono.
ciao r

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