Quando facciamo
Solo le esperienze d'amore che tu ci regali, senza alcun merito nostro. Sono tentato, Gesù, di elencare davanti a te le cose del mondo in cui vivo, per dire le azioni umane che, secondo il mio cuore, seguono la logica di questa tua parabola e quali no. Ma non lo faccio: non spetta a me farlo. A me spetta soltanto rilevare che il cuore di questa parabola è l'azione d'amore fatta verso chi è debole, piccolo, fragile, in solitudine, e fatta senza badare minimamente alla domanda se ha ragione o torto, se è buono o cattivo, se merita o no.
Ascoltiamo la tua vita che ci racconta cos'è l'amore Dio, quel regno di Dio che ci porti e ci doni.
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Occorre agire nel concreto della nostra vita, senza giudicare le vite delle altre persone. Ma bisogna anche decidere quali comportamenti non posso approvare, davanti a questa tua parola, comportamenti di cui io non sono mai parte.
La guerra mi sembra il primo di questi comportamenti. Perché la guerra fa vittime, presso chi è travolto dalla guerra e presso chi travolge con la guerra. Fa vittime inermi e vittime che combattono, e non sappiamo quali sono le vittime peggiori: se la madre che muore con il suo bambino sotto il fuoco di una guerra o il soldato, la soldata che, nel fuoco di guerra di cui è parte, vede anche assassinata nel suo cuore ogni speranza d'amore e proprio per la guerra che sta facendo. Perché in una guerra tu muori sempre, da tutte le parti in lotta e offesa reciproca.
La seconda cosa è chiudere gli occhi e girare il cuore davanti alla sofferenza che incontro nelle strade della mia vita. Incontri che avvengono senza aprire un sorriso, uno sguardo, una parola, un gesto, anche una moneta alla persona offesa e ferita, che mi offende e mi vuol ferire con le sue povertà.
Occorre amare, Gesù, ma come tu ami e chiedi amore: ogni giorno, incessantemente, pensando che ogni volta che incontro una persona che ha bisogno di aiuto, anche difficile da dare e donare, incontro te.
Aiutaci a riconoscerti nelle povertà che trovo nelle mie strade, ma pure nelle povertà che faccio vivere di stenti nel mio cuore e non voglio liberare alla tua abbondanza d'amore.
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