La nostra domanda della vita,
Tu lo sai, Gesù, sono molto d'accordo con la domanda che si fanno i tuoi tre amici, su cosa passa significare "risorgere dai morti". Mi sembra una domanda chiave per leggere e sentire, con il mio cuore di carne, la bellezza impegnativa e nascosta di questo episodio. Però anche accogliendone la bellezza esplicita e i sensi più immediati.
Il primo è che li porti su "su un alto monte, in disparte, loro soli". Siamo nella tua esperienza di preghiera, e dentro questa esperienza comunichi ai tuoi amici qual'è l'origine della tua forza e della tua mitezza e umiltà di cuore. E loro si imbevono di ciò che vedono, perché ti seguono con molti dubbi, ne sono sicuro, pur dentro l'amore che hanno per te.
Gli fai fare una esperienza della tua preghiera, come rapporto intimo con Dio, mostri la tua preghiera come esperienza d'amore. Cosa difficile da raccontare, facile da vivere se è accompagnata dalla mitezza e dall'umiltà. Come in te. Cioè dal desiderio di abbandonarsi alla presenza d'amore che è Dio. Questo sono Elia e Mosè, l'intimità del rapporto con Dio rispetto a cui non abbiamo meriti, ma il compito, quotidiano, di accogliere l'amore Dio che ci riempie di se stesso.
Poi ci sono altre cose.
Allora ascoltiamo la tua vita, Gesù, accogliendola nelle nostre carni come inesauribile fonte di ogni realtà e dono.
«Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti».
In effetti, Gesù, è difficile dire cos'è la preghiera. È più semplice viverla. Non è parole, anche se siamo fatti di parole e le nostre vite le esprimiamo con parole. La preghiera deve essere vissuta, come ci insegni tu con il Padre nostro, che è "la madre" di tutte le nostre preghiere, ma anche con questo episodio della Trasfigurazione.
Innanzitutto c'è il rapporto con il passato, con le persone e le vite umane da cui veniamo, e con tutti i loro errori e le loro bellezze e vite trasmesse. Non possiamo fare finta che non ci sono stati. Noi nasciamo da loro. Certo, bisogna fare attenzione a distinguere tra chi ha fatto ostacolo a Dio e chi s'è donata, donato con maggiore semplicità ai desideri d'amore di cui Dio è origine. Appunto come Mosè ed Elia. Anche noi, allora, scegliamo chi ci può accompagnare ad accogliere Dio altissimo nelle nostre povertà. Tu sai chi ho scelto e chi mi accompagna, ogni giorno, a trovarti ed accoglierti.
In secondo luogo c'è il rapporto con il nostro presente, a cui l'esperienza della preghiera, questa fatta insieme a te, è cosa dura da narrare. Allora bisogna far vedere, senza dire.
"Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti".
Il silenzio è privilegiare l'agire, il fare l'amore. Infatti L'amore si fa, non si racconta. Si tratta di vivere con il carico di bellezza che ci hai trasmesso e ci trasmetti nella preghiera che facciamo insieme, riconoscendo e sapendo che questo 'carico di bellezza' è dono gratuito di Dio e tuo, su cui non abbiamo alcun merito. Infatti dobbiamo darlo, regalarlo, farcelo prendere, farcelo rubare. Non è nostra proprietà. Mai. Si tratta della tua azione di semina nel mio cuore e nella mia vita, che va molto oltre le mie capacità di accogliere questo seme prezioso che mi dai. Qui tutto è dono e silenzio, che fa fiorire la vita in me e attorno a me senza che io lo sappia o possa vantarmene.
In terzo luogo c'è il rapporto diretto di accoglienza a Dio, l'altissimo amore presente e immenso.
"Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!»".
La nube è plastica, si vede subito, arriva velocemente, copre il cielo, mette buio. Quindi l'ombra della nube è la sola luce diretta che Dio può dare di sé. Ci nasconde alla sua potenza per farci vedere che è soltanto desiderio d'amore: Dio desidera amare ed essere amato.
Ma questo desiderio di Dio amore sei tu, Gesù di Nàzaret, il figlio di Maria, madre e vergine, concepito attraverso l'ombra di Dio, con lo Spirito santo. Tu, Gesù, il figlio di Dio.
In te, nella tua vita, in ogni momento della tua vita si esprime la realtà di questo amore che crea, produce, fa esistere ogni vita come espressione della bellezza di amare.
Tu, Gesù, sei l'amato, il più amato.
Tu devi essere ascoltato perché così riceviamo l'amore Dio che ci colma di bellezza e amore. Solo così queste cose bellissime che riceviamo da te possiamo darle, farcele prendere.
Aiutaci, Gesù, ad accoglierti nella forma più semplice della presenza di Dio in te: la mitezza e umiltà. Così anche noi siamo accoglienza di Dio che ama e dona tutto l'amore di cui è capace: amando senza paura, con coraggio generoso e limpido. Come una bambina, un bambino.
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