Il tuo natale,

Gesù di Nàzaret, Gesù mio, Signore, amico maestro sposo.
Ogni anno passiamo dentro questo tuo natale, Gesù. Così, ogni anno ripercorriamo le emozioni che le misurate e scarne narrazioni di Matteo e Luca esprimono con molta forza, ciò che Giovanni dice con una purissima lezione di poesia.
Quello che Francesco d'Assisi capisce con intuizione poetica, quando a Greccio, nel 1223, mostra il presepe: semplice raffigurazione di quelle semplici narrazioni.
Ma non è memoria. Se fosse memoria, "solo" memoria, Gesù, non avrebbe nelle nostre vite il peso e la profonda penetrazione che il tuo natale ha ed è. In noi, tra noi, insieme a te.
Piuttosto è vita, è amore, è l'amore che finalmente vive nelle nostre vite e le protegge, le difende, le conforta, ne prende cura. Le ama e le fa fiorire di altro amore.
Qui si tratta della memoria della tua vita, cioè della lettura e comprensione costante e quotidiana del tuo vangelo, del tuo racconto della vicinanza di Dio alle nostre vite dentro e attraverso la tua. Ciò che, appunto, è raccontato dai vangeli e da tutto il Nuovo Testamento. Quello che cerchiamo di far vivere in noi e attorno a noi imitando, il più possibile e per quanto riusciamo, la tua vita che si svolge nella mitezza e nell'umiltà, le fonti più vere di questa tua vittoria sul peccato, sul male, sulla morte che noi siamo e che le nostre esistenze testimoniano. Perché a Betlemme di Giuda inizia la strada umana che porta Dio a diventare essere umano e a caricarsi di ogni nostro male, per dissolverlo, farne nulla davanti e nella immensa presenza del suo 'essere amore'. Questa è la tua vita, Gesù, la tua stupenda narrazione di Dio, immenso amore presente, che s'incarna in un essere umano e così ci salva, tutte e tutti, una a uno: tu, Gesù di Nàzaret, nato da Maria di Nàzaret, nato dalla casa di Davide. Figlio e parola di Dio.
Ascoltiamo questo meraviglioso racconto dell'amore che vive, nutriamoci del tuo amore che dona vita e bellezza.
Lc 2,1-14
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 
C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama»
.".
Gv 1,1-18
"In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato
.".
Sì, Gesù, non c'è Matteo. Perdonami.
Vale la pena che andiamo a leggerlo, questo primo capitolo di Matteo, perché si integra molto bene, nell'essenziale, alla narrazione di Luca. Ma mi colpisce una cosa, c'è una canzone o una musica che risuona dentro me, e vorrei riuscire a farla sentire a chiunque mi legge. Nulla è ovvio, in questo racconto di Luca e nella interpretazione poetica di Giovanni: si tratta di una storia ordinaria, ma dove le cose che accadono, nel loro essenziale, ci dicono che tutto, o quasi tutto ciò che viene raccontato si svolge, accade nei pressi, nei confini dell'incredibile.
A questo 'incredibile ordinario' di Luca, e di Matteo, Giovanni aggiunge il peso dell'uso di parole filosofiche, cioè di parole molto pesanti e ricche di significati importanti, tra cui primeggia la parola "Verbo", traduzione latina e italiana, del famoso "logos" della filosofia greca.
Se ci teniamo ai famosi 'dati di realtà', a ciò che si può controllare con l'uso dei sensi, abbiamo una vicenda molto povera. Nasce un bambino in condizioni di precariato e povertà. Nasce a Betlemme di Giuda, dove la coppia di persone 'ordinarie', normali, che sono Maria e Giuseppe si trovano per esigenze del potere politico che controlla la Terra santa e le loro vite. Questo ordinario diventa incredibile quando l'annuncio della tua nascita viene dato ad "alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge".
L'annuncio è solenne, riguarda «un Salvatore, che è Cristo Signore» e il cui segno di riconoscimento è un «bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». I pastori sono testimoni incredibili, perché sono peccatori in quanto sono lontani dalla legge, perché il lavoro che fanno gli impedisce di seguirla. Ma questi testimoni incredibili viene dato un segno di riconoscimento anche più incedibile. Un bambino avvolto in fasce che fa le sue prime ore di vita in una stalla, sulla mangiatoia, dove c'è la paglia. Potevano trovarne parecchi di bimbi così, Gesù, non c'eri solo tu.
Ma ti trovano. E fanno doni, visto che ci sono, e con la generosità gratuita dei poveri. Poi sono sicuro che tu eri bello e Maria, tua madre, era molto bella anche lei, nella sua maternità vincente che ti aveva fatto vivere. Per me è credibile che i pastori abbiano apprezzato la bellezza di quella notte, in te, in Maria, in Giuseppe che era felice di vederti vivo ed era, in quel momento, senza domande. 
Cosa è che mi suona dentro, Gesù?
C'è buio, oggi e stanotte, a Betlemme di Giuda. A Betlemme in Cisgiordania. C'è morte, stanotte, per donne, bambini e umani inermi, non solo nelle tua Terra santa, Gesù, ma in molte altre zone del mondo. In Terra santa fa più dolore, fa scandalo, perché è coinvolto il tuo popolo, di cui sei il Messia, il re non riconosciuto perché il tuo regno non è di questo mondo. In questo buio nasce il sentimento di sapere che cosa sei venuto a fare, tra noi.
Cosa conta il tuo natale che oggi festeggiamo? 
E se conta, perché c'è ancora buio, qui tra noi?
Moltissimo. Il tuo natale è l'evento centrale nelle vicende umane e non solo umane. Tu sei Dio incarnato, nato da donna, nato sotto la Legge, dentro le storie umane. Sei l'amore che dona "grazia e verità", quella grazia e verità che agiscono ogni giorno nelle nostre vite. E basta guardare, per vedere.
Tu hai già vinto, Gesù, ma questa tua vittoria deve passare dentro le nostre vite, una a una. Deve vivere nei nostri cuori per farci capaci di resistere alla nullità del male, alle sue cecità. Dobbiamo essere capaci di raccontare la tua bellezza, quella di Maria, quella di Giuseppe. Una bellezza che ci cambia la vita ogni giorno e che ci fa luce capace di spezzare ogni buio. 
Ecco, oggi e stanotte dal buio di Betlemme di Giuda e Cisgiordania salgono, insieme a te, al Padre Madre preghiere d'amore affinché la tua nascita sia, ancora una volta, fonte di bellezza e d'amore che vive e ci fa vivere. Perché cresce e si diffonde cuore a cuore, carne a carne, vita a vita, in esperienze d'amore che crescono e ti invocano sempre più forte: "Vieni, Gesù, vieni presto".
ciao r

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