La tua scelta,

la tua libertà, il tuo amore.
Signore Gesù, amico, maestro, sposo. Mio pastore e mia guida, mio re. Sei pericoloso. Sei bellissimo e pericoloso. Ecco, bisogna affidarsi a te, lasciarti governare, decidere le nostre vite come scegli tu, quindi secondo i vivi desideri che agiscono nella Pienezza d'amore vivente, Dio Madre Padre.
Ascoltiamo la tua vita che ci sceglie.
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Rovesci le logiche del mondo. Accogliere gli ultimi significa farli smettere di essere ultimi. I lavoratori che sono ancora in piazza alle cinque del pomeriggio sono in una situazione di grave disagio. Non solo non hanno fatto la giornata, quindi non hanno soldi per il pane, ma sono proprio esclusi, «Perché nessuno ci ha presi a giornata». C'è una condanna: non sono bravi lavoratori, non meritano di lavorare.
Ignori le ragioni di questa esclusione, non ti metti a dire sul perché e sul come. Solo prendi atto del fatto in sé. Sono esclusi e li chiami dalla loro esclusione, senza fare finta, ma assumendo la loro realtà, ciò che sono: gli ultimi, gli esclusi, i condannati, chi è senza vita.
E ridai a loro la vita, senza alcun merito da parte loro. Un puro dono. Questo è il regno dei cieli, ma noi, lavoratori della prima ora, proprio qui facciamo le nostre proteste.
«Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”».
Anche a loro non dai torto, ma li richiami alla realtà di ciò che è successo. Hai rispettato i patti stipulati, ma hai voluto aiutare tutti, anche chi non lo meritava. Perché ciò che vuoi e sei è solo amore, e l'amore accoglie e sceglie, senza chiedersi il perché della cose, ma solo dando vita.
Gesù, aiutaci ad amare come tu ami, dando vita senza giudicare la situazione di morte in cui si trova chi soffre, ma sempre permettendo all'amore di vivere, a ogni amare.
ciao r

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