il mistero di D**

è l'amore mansueto che vince.
Perché, Gesù, c'è pure un amore non mansueto? Un amore aggressivo, indocile, feroce? Forse dobbiamo accettare che l'amore è di per sé mite, mansueto, paziente, addomesticato? Anche se non ci piace e, quindi, capire che "il resto" (ciò che è aggressivo, indocile e feroce) non è amore. Ma infine che cos'è, l'amore?
Per te, Gesù di Nàzaret, naturalmente. Ecco, nella tua vita donata a Dio e a noi, tue amiche e amici. Quindi nel tuo vangelo, la tua vita e parola in quattro grandi forme, di cui oggi leggiamo quella di Matteo, il pubblicano.
Questo inizio sembra non entrarci niente con il vangelo di oggi, che proviamo a capire, a comprendere, a prendere dentro la nostra vita, per farlo diventare nostra carne e sangue. Per farci vivere di te e con te. Ma forse no. Forse è proprio questo il tema centrale di ciò che succede oggi nel vangelo.
Così proviamo ad ascoltare la tua parola e la tua vita con tutta la nostra carne e con tutto il nostro cuore, cioè con l'intera nostra esistenza reale, per accoglierti e darti casa nei nostri cuori, uno a uno. In modo mansueto e paziente.
"Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.".
La domanda è imbarazzante.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
Sei una presenza diversa, lo sai. Non sei un normale 'rabbi' di Israele, come gli altri. Non hai avuto maestri, non hai una tradizione interpretativa cui richiamarti. Sei unico. Anche perché sei un carpentiere di un paese di nulla, Nàzaret, che a un certo punto della sua vita si mette in giro, parla, racconta storie, parabole, interpreta la Legge, ovvero l'insegnamento di Dio raccolto nella Bibbia; nel fare questo è facile sbagliare, ma a te non ti si può cogliere in castagna, tu non fai errori: parli e insegni con autorità (Mc 1,21-28). Sopratutto fai segni straordinari, del tutto fuori dal comune. Quelli che chiamiamo miracoli e dove ciò che colpisce le persone è il fatto che sei un guaritore strepitoso. Infine ti sei scelto amici e amiche che hanno lasciato le loro vite per seguirti, per fare la tua vita di senza casa, di persone che non sanno a pranzo cosa mangeranno il giorno dopo a cena, né dove dormiranno. Così sei molto diverso dal panorama dei saggi e degli esperti della Legge che ci sono in Israele al tuo tempo. Per questo la tua domanda è imbarazzante: richiede una attenzione personale a chi sei tu, e proprio nella esperienza dei tuoi amici, di chi ti segue. Perché chi ti segue e ti accompagna di sicuro se lo chiede ogni giorno del vostro stare insieme. Infatti la risposta del gruppo è imbarazzata.
«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Non sono risposte convenzionali. Giovanni il Battista, Elia, Geremia sono presenze speciali in Israele. Sono i profeti dell'annuncio della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, ma non nei modi e nelle forme che il popolo spera, umanamente. Infatti le speranze umane non vedono oltre il passato, non leggono la tua novità e la tua forza. Non se ne esce, così. Tu non sei la replica di un profeta del passato. Tu sei un'altra esperienza di Dio, una realtà di Dio diversa da quelle del passato, ma che le compie, le completa, dà loro senso.
Allora cambi domanda e così chiedi direttamente a loro ciò che pensano, ciò che sperimentano di te nelle loro vite.
«Ma voi, chi dite che io sia?».
Il gruppo tace e risponde Pietro per tutti.
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
La risposta di Pietro significa, essenzialmente, che il gruppo dei tuoi amici e amiche ti identifica come il Messia di Israele, nato dalla casa di Davide e figlio del Dio vivente, colui che è venuto a restaurare le sorti di Israele, per la salvezza del popolo di Dio e, insieme, per la salvezza di tutte le genti. In quel tuo tempo c'erano molte idee del Messia che stava arrivando, che doveva venire, ma nessuna si adattava a te, a ciò che stavi per fare. Il seguito dell'episodio lo dimostra facilmente. Ma son sicuro che la risposta di Pietro raccoglie le idee e le esperienze che di te stanno facendo i tuoi amici e amiche. Per loro sei il Messia che deve venire, che deve regnare su Israele, liberandolo dal dominio romano e facendone salvezza per tutte le genti. E loro saranno i tuoi ministri, i tuoi portavoce.
Matteo evangelista, circa 40 anni dopo la tua morte e resurrezione, sa che loro, in quel tempo, non avevano capito niente di te, eppure sa anche che la risposta di Pietro è vera, molto più vera di quanto loro non sospettassero in quel giorno a Cesarea di Filippo, in terra pagana.
Anche tu lo sai, Gesù, e lo sottolinei subito.
«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli».
Non c'è carne né sangue che possa dirci chi sei davvero, Gesù di Nàzaret, figlio del D** vivente, Messia re di Israele e, quindi, Salvezza di tutte le genti. C'è solo l'amore Dio che ti ama, che riconosce in te l'amato, il più amato, e chiede a noi, a ciascuna e ciascuno di noi, di amarti e amarci con lo stesso amore che D** Padre Madre dona e riceve con te, da te. 
Amore forte, feroce, selvaggio, mite, mansueto, paziente, libero. Amore privo di giudizio e solo accogliente.
Quarant'anni dopo la tua morte e resurrezione Matteo inizia a capirlo e prova a scriverlo nel suo vangelo, lì dove racconta la tua vita e la tua parola di vita. Infatti ci aggiunge un pezzo, mettendolo nella tua bocca, per dire a tutte le persone che ti seguono il fatto che tu sei con noi e non ci lasci più. Così è davvero poco importante sapere se quella frase l'hai detta per davvero o no, nel senso di una verità di cronaca. Infatti tutta la tua vita e il tuo insegnamento, Gesù, sono incardinati, sono svolti intorno e sopra queste parole che Matteo si ricorda di aver sentito dire da te, quel giorno a Cesarea di Filippo.
«E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
La differenza tra noi e il cielo, il regno dei cieli, è solo fisica. Nell'amore paziente e mansueto, forte e libero che ci regali e ci offri la relazione cielo-terra è continua e incessante. Perché la regge l'amore Dio che vive, cioè te, Gesù di Nàzaret, Messia e re di Israele, figlio del Dio vivente, amore mansueto e feroce che vince il male e la morte con la mitezza della libertà che accoglie.
Aiutaci ad amare come ami tu, Gesù, sapendo che l'amore che diamo e riceviamo in Terra lo diamo e riceviamo anche in cielo. Con tutte le persone che amiamo e ci amano.
ciao r

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