Conoscerti,

per viverti come cibo di vita.
Quest'episodio di Emmaus, Gesù, un bel racconto per capire come ti mostri, dopo la risurrezione, a ciascuna e ciascuno di noi e non solo alle persone amiche con cui hai condiviso i fatti e le scelte dei tuoi vivere nel tuo spazio-tempo. Così non ti mostri nella gloria del trionfo, neppure nella invincibilità sfolgorante della potenza di D** Padre Madre o nella forza bellissima del tuo amore. 
Vieni, ti fai ascoltatore attento, amico pronto al bisogno, ma senza farti riconoscere per chi sei, soltanto per quel 'chi' di cui noi abbiamo bisogno. Stai al livello delle nostre capacità e delle nostre necessità. Ci rimproveri e istruisci, ci ami, ti fai cibo per noi e te ne vai nel momento davvero più forte: quando ci nutriamo di te e ti mangiamo perché tu resti con noi per farci vivere e liberarci nell'amore.
Ascoltiamo questa storia della vita dei tuoi discepoli, Gesù, per capire la nostra vita che ti cerca e ha bisogno di te.
"Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.".
Perché dobbiamo credere a Cleopa e al suo amico silenzioso?
Non mi sembrano testimoni particolarmente accurati e, d'altra parte, sei tu che li hai scelti per farti vedere, e questo ci dice che c'è almeno una ragione comprensibile pure a noi. Ora che sto appena iniziando a conoscerti, Gesù, temo che sia proprio perché sono due persone qualsiasi, travolte da una vicenda molto più grande di loro, la tua vita pubblica impegnata nella 'bella notizia' del regno di Dio tra noi, la tua passione e morte: quest'esperienza di te che hanno amato con trasporto e scelta, ma di cui nulla davvero hanno capito.
Noi dovremo essere messi meglio di loro due; un poco di preghiera e meditazione sincere e umili ci sono state in questi duemila anni da quell'incontro. Ma temo che continuiamo a meritare il tuo rimprovero e in modo più duro che per i tuoi due amici salvati dalla tristezza in una tavola con del pane, a Emmaus di Giuda.
«Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
La tua è una domanda retorica. In realtà è un'affermazione che chiede ascolto umile e adesione sincera a ciò che dici di te stesso e della tua passione e morte, senza le quali non c'è risurrezione, manca ogni vittoria sulla morte. Così, vorrei che rispondessimo con 'libertà emotiva' alla tua domanda, considerandola un chiedere sincero a noi su che cosa vediamo e accettiamo di te. Cioè della tua presenza tra noi, per come è nelle nostre storie dove tu vivi, Parola e regno di Dio in continua costruzione e che diventa, ogni giorno, più grande, più bello, più forte.
Per farlo dobbiamo aprire il nostro cuore, la nostra intimità emotiva profonda, alla tua parola, quella che tu hai regalato a noi nella tua esistenza, lì dove «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spieghi a noi in tutte le Scritture ciò che si riferisce a te».
Ci racconti e mostri la vita come amore e perdono, come relazione reciproca con Dio Padre Madre, come costruzione di senso e cura delle ferite, come dono di libertà nell'amare, come fine di male e morte che ci danno schiavitù, come risurrezione e incontro con Dio e bellezza.
Aiutaci, Gesù, a scaldarci il cuore in te fino a far vibrare le nostre vite alla tua vita, per non smettere di ringraziarti nel cantare il nostro amore reciproco, così bello.
ciao r

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