Liberare

per liberarci, amare per amarci.
Questa roba di Lazzaro è imbarazzante, Gesù, fammelo dire.
È il tuo segno più potente, e non solo in Giovanni. In questo racconto ci sono dentro tutte le esperienze cui teniamo di più: l'amicizia, l'amore, la morte, l'assenza, la presenza, la vita, il dolore, la fiducia, la gioia, la speranza. 
Lazzaro muore. Non sei tu a determinare la morte di Lazzaro, ma le circostanze dell'esistenza in cui il tuo amico viveva. Capita a noi umani: ci si ammala, si guarisce e si vive, ci si aggrava e si muore. Il grande mistero della nostra vita sono la malattia e la morte che stanno dentro le nostre esistenze, e non le sorti decise da noi, come la guerra e la fame, che vengono dal male che facciamo ogni giorno. 
Me lo chiedo sempre, più volte al giorno, lo sai: perché è morta Biba e non io? So le risposte scientifiche e mi convincono, per quanto non spieghino tutto. Ma non so la tua risposta, anche se dalla morte di Sebastiana mi hai preso per mano e mi stai portando non so dove e non so con quanta fatica, ma ci voglio andare con tutta la mia capacità di vivere. Però so che nella morte di Biba, che non hai voluto tu, tu hai deciso qualcosa, qualcosa che ignoro e non voglio sapere, ma che mi spinge ad affidarmi sempre di più a te. 
Così sovrappongo la mia esperienza di dolore e morte e vita e gioia a questo episodio di Lazzaro. Certo, se mi metto da un punto di vista etico ho un sacco di domande da farti, proprio come una parte dei giudei che sono da Marta e Maria: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Non è solo una osservazione nata da una antipatia per te, Gesù, ma è un modo per giudicarti da un punto di vista etico. Siamo abituati a salire sui nostri sgabelli di etiche legnose e mal tagliate e da lì pretendiamo di giudicare tutti, innanzitutto te, Dio uomo incarnato, crocifisso, risorto, vivente. Ma tu sai quanto mi sforzo di stare lontano dall'etica e da ogni giudizio etico. Per cui mi affido a te e seguo i tuoi passi in questo episodio, per ritrovare e liberare il tuo amico Lazzaro dai legami della morte, e con lui sue sorelle Maria e Marta, e tutte e tutti noi con loro e grazie a loro.
Ascoltiamo la tua vita che dà vita oltre la morte, nell'amare che libera.
"Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?».
Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra.
Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario.
Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.".
Sono convinto che la ragione più forte di tutto il tuo comportamento nell'episodio di Lazzaro, sia il desiderio di lasciarci il segno più netto e forte di cosa sei venuto a fare tra noi, del perché ti sei incarnato e ti sei consegnato a noi amandoci fino alla morte e a una morte di croce. In realtà amandoci fino alla vita, alla resurrezione dalla morte in una esistenza gloriosa e felice cui chiami ciascuna e ciascuno di noi, da soli perché, come te, abbiamo amato insieme, sereni e solidali davanti a ogni circostanza dell'esistere. 
Lo dici con chiarezza a Marta, che ti rimprovera l'assenza nella malattia del fratello.
«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
La vita che ci doni è adesso, non nel futuro del tuo 'bel paradiso' di cui ti rimproverava Teresina di Lisieux, una delle tue spose che hai amato di più e che ami sempre di più, ora che siete insieme. Dobbiamo lasciarci rendere da te capaci di portare questo amore, lo stesso con cui hai cibato vite donate come quelle di Charles de Foucault e di Oscar Arnulfo Romero. Amore con cui disseti e sfami - oggi e ora! - migliaia di vite di cui nulla so, ma che il tuo cuore mi dice che ci sono, disperse nel mondo tra le ferocie degli inferni che costruiamo, ma dentro cui sono capaci di far fiorire le piccole, fragili, delicate piante del tuo amore, quelle che sempre risorgono e sempre ridanno vita ai morti.
A noi spetta, ogni giorno, questo compito di accompagnamento e servizio alla tua forza d'amore che è «la risurrezione e la vita» per cui «chi crede in te, anche se muore, vivrà».
Lo dici nel caso di Lazzaro, ma vale per ciascuna e ciascuno di noi. Infatti Lazzaro esce al tuo comando, ma è ancora legato dai lacci, dai bavagli e dai veli con cui la morte voleva imprigionarlo; così tu ci ordini: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Noi siamo fatti, esistiamo, per la vita e per l'amore. Così, quando ci troviamo davanti a una persona che tu fai risorgere da morte, e da qualsiasi morte abbia patito, noi dobbiamo liberarla dai veli e dai nodi di quella morte, lasciandola andare dove vuole, senza chiedere passaporti o prove di fedeltà. Infatti chi tu fai risorgere sempre porterà te nella sua vita. Perché tu sei la resurrezione e la vita.
ciao r

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