Per chi sei qui,

Gesù, e per chi siamo qui pure noi.
Cosa sei venuto a fare, qui tra noi, Gesù di Nàzaret?
Lo dici spesso e anche in questo vangelo di Luca la risposta è chiara e netta: tu sei venuto a chiamare i peccatori, perché si convertano, perché smettano di essere peccatori e la loro vita si salva. Questa realtà della tua presenza tra noi mi consola, perché son peccatore e ho continuo bisogno, quotidiano, del tuo perdono, del tuo aiuto alla mia conversione, al mio cambiamento di vita. Fino a qui va tutto bene e la tua capacità di amare aiuta e commuove. Ma noi dobbiamo essere come te. Questo significa che anche noi dobbiamo frequentare le mense dei peccatori e stare con loro?
Ascoltiamo la parola della tua vita, per amare come tu ami.
"Dopo questo Gesù uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!».
Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».".
Una sola domanda, Gesù? Che cosa significa "chiamare i peccatori perché si convertano"?
Nella tua vita c'è (anche!) questo esempio di Levi che dà l'addio alla sua vita di pubblicano con un banchetto, che suppongo facilmente molto generoso, e a cui invita anche altri pubblicani, gli amici suoi, chi lui frequentava. Tu vai a questo banchetto e i tuoi amici con te. Ci sta la domanda di farisei e scribi: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Cioè, convertire una persona nel peccato significa anche accoglierla per ciò che è, quindi anche in quel peccato che fa e in cui vive. Questo per te è semplice, tu sei innocente e libero di amare, noi no. Allora ci sta la domanda polemica di farisei e scribi, che per noi è un avvertimento di vita e di testimonianza di te: che cosa dobbiamo fare per "chiamare i peccatori affinché si convertano"?
Non ho una risposta e son convinto, ma non lo so con certezza di studio, che le tue chiese hanno elaborato risposte diverse, dentro le differenti società e i tanti spazi-tempi in cui la tua parola è stata ed è testimoniata da noi. Questa mia prima convinzione è accompagnata anche da un'altra: che è dipeso e dipende sempre anche da chi realmente era ed è la persona concreta nel peccato e che doveva e dev'essere convertita. 
Cioè, ancora. Tu non hai mai giudicato nessuno, ma sempre hai accolto chi ti chiedeva aiuto. Noi tendiamo a giudicare, anche se è sbagliato fare affermazioni generali su questo problema di accoglienza e giudizio su vite altrui. Ho conosciuto persone che non giudicavano e mi hanno accolto e aiutato. Però il problema c'è: tu sei libero di amare e ci ami, per noi è sempre anche uno sforzo e una lotta contro il male che ci tormenta e ci ferisce. Allora, come fare?
Solo con la preghiera: fatta sempre insieme, anche quando è dentro il segreto della mia camera. Perché la preghiera ha sempre due effetti: ci spinge alla franchezza davanti a Dio e agli altri umani con cui divido la vita; perché mi permette di chiedere l'aiuto reale di cui ho bisogno, e che posso anche non ricevere.
Aiutaci, Gesù, a essere preghiera vera e forte per l'amore che dobbiamo dare concretamente, in accoglienza e ascolto per chi è nelle ferite del peccato e nel buio del male.
ciao r

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