La preghiera concisa,

perché l'amore si fa, non si dice.
Tu non insegni la preghiera, la fai vedere. Ci mostri il tuo abbandono obbediente e sincero al Padre, il Dio altissimo con cui ti metti in relazione ogni giorno, in ogni istante della tua vita. Poi, in certi momenti, ti isoli, te ne vai in un luogo deserto dove poter incontrare Dio, che tu chiami Padre, in intimità, perché possa dirgli, in franchezza e obbedienza, come la pensi su ciò che sta accadendo in Israele, quello che tu causi con la tua vita e la tua predicazione. Ma forma e sostanza della tua preghiera sono qui, in questa 'istruzione al cuore' che è il 'Padre nostro. 
Ascoltiamo la tua voce che insegna ad amare facendo l'amore.
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Il primo punto che mi suona forte, oggi, è la concisione.
Inutile fare sproloqui, fanno solo perdere tempo, se va bene. Altrimenti ingannano. La tua preghiera usa poche parole: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole».
Dio non è sordo e ci conosce, una a uno, e molto meglio di come noi ci conosciamo. Bastano poche parole, spesso solo un nome. Noi facciamo domande, cioè chiediamo a Dio Padre Madre di intervenire, con le sue viscere e le sue intimità di cuore, nelle nostre ferite per curarle. Talvolta diciamo anche 'come' (almeno secondo noi) dovrebbe intervenire. E spesso siamo anche ricche e ricchi di particolari. Dio ascolta anche questo nostro dilettantismo nel suggerire come deve aiutarci e poi fa il meglio per noi, cioè come vuole e desidera.
Il secondo aspetto che mi suona forte è la lode. Tutta la prima parte del 'Padre nostro' è lode a Dio per ciò che ha fatto vedere, conoscere, a noi di ciò che è. Non è un 'metterci davanti' alla Potenza, come soldate e soldati obbedienti a un potere che non conoscono e temono. Si tratta, invece, di una carezza d'amore, più o meno intima a seconda della relazione col Padre Madre, cioè dell'intimità che noi doniamo a Dio che vuol venire ad abitare in noi, con noi. Perché rispetta la nostra libertà, che ama profondamente, perché è la condizione necessaria e sufficiente perché noi possiamo amare. Specialmente Dio, la Realtà immensa che ci ha create e creati: per cui siamo come una sposa con lo sposo o con la sposa. Come un'amata, un amato, con chi è suo e sua amante. Dopo chiediamo ciò che ci serve e serve attorno a noi, ma prima facciamo contento, contenta Dio amando la sua presenza intima in noi e riconoscendola come Presenza viva.
Aiutaci ad amare come ami tu, Gesù, impegnando totalmente noi stesse, noi stessi, in quella carezza a Dio che crea mondi d'amore. Amen amen.
ciao r

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