D** è felicità,

libertà di amare, di farsi dono ai nostri desideri di amare.
Ma è poco, Gesù mio, questo titolo è troppo poco rispetto a ciò che sento risuonare nelle mie carni e nel mio cuore.
Tu sei "il" dono di D**, Realtà sovrana, a noi sue creature. Tu, il diletto, il più amato, il Figlio, la Parola di Dio con cui è stato creato il mondo, tutti i multiversi. Giocavi con D** prima che il "mondo fosse"; hai voluto il mondo come utero, culla e mangiatoia della vita, di ciò che vive e quindi ama, e lo hai voluto così perché questo era (è!) il desiderio più forte e continuo di D**: amare, amare, amare. Perché amare, perdersi nell'amare e ritrovarsi nel farsi amare, questo è "la felicità". Ciò che D** ha fatto con Israele, suo popolo e sua eredità nel mondo, ciò che Israele, come tutta l'umanità, ha respinto e respinge. Ma c'è sempre anche chi risponde a questo amore D** e lo rende operante, anche se abbiamo paura di amare, di comprometterci nell'amore, di perderci nell'amare. Ma ora ci sei tu, Gesù di Nàzaret.
D** non teme di amare e ci ama, una a uno, e così ha mandato te, figlio dell'uomo e figlio di Dio, come indissolubile pegno d'amore, incarnato in un "ebreo qualsiasi", parte del patto di fedeltà con Israele e della loro reciproca libertà di amare senza badare al prezzo dell'amore, perché il premio assoluto, sciolto dalle fatiche degli spazi-tempi, è la felicità. Essere amore che vive felice in tenerezze feroci e umili, in D**, altissima pienezza d'amore. Per farci vedere questo "regno dei cieli" e testimoniarlo al mondo con la propria vita, ti sei incarnato nel grembo di Maria di Nàzaret e sei nato da donna, nato sotto la legge; venuto a insegnarci la libertà, la sola che siamo e viviamo davvero: la libertà di amare.
Davanti a questo spazio di libertà e felicità il codice di Hammurabi è solo l'esaltazione del male attraverso la sua codifica minuziosa, l'unica legge ancora in vigore in tutta l'umanità, segno della sua servitù al peccato. Tu l'hai vinta e ci porti alla libertà, all'unica libertà che viviamo: amare.
Ascoltiamo la tua parola con attenzione profonda, aperta alla forza di tutte le tenerezza di D**, di cui sei Figlio amato, il più amato.
Mt 5,38-48
«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra,  e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?  E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Ma che cos'è quest'amore che ci doni e insegni? 
È la libertà della scelta di interrompere la catena delle ferite e delle morti, di smettere di fare il male e iniziare a fare il bene, comprendendo che rispondere al male facendo un male uguale e contrario è ciò che ci mette, subito, nell'inferno di odio e morte. Senza darci felicità, né vita.
Siamo al centro del "discorso della montagna", quella presentazione della tua missione in Israele che inizia con i tuoi "rallegramenti" a chi è in povertà, nel pianto, a chi è mite, ha fame e sete di giustizia, fa misericordia, è puro di cuore, opera e fa la pace, è perseguitato per la giustizia, a chi è perseguitato a causa tua. Li chiami "beati" perché è attorno a loro e per loro che viene fatto il regno dei cieli. Poi, al capitolo 7 di Matteo concludi con l'invito ad "ascoltare e mettere in pratica", a vivere ogni giorno quest'amore felice che ci viene donato. Ogni cosa succeda.
Qui siamo al tuo centro ed è un luogo di enorme difficoltà, per noi, ma pure di immensa bellezza.
Due note.
La prima riguarda il tono generale di ciò che dici.
Questo "tono generale", questo ritmo di fondo di tutta questa tua parola è nell'ultima cosa che oggi ascoltiamo di te. 
«Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Come facciamo a essere perfetti com'è perfetto Dio? Nell'amore si può. Perché nulla e nessuno, in cielo in Terra in ogni luogo, ci può impedire di amare, se vogliamo amare, senza preoccupaci del perché stiamo amando così. Gli esseri umani femmina spesso, spessissimo, anzi, amano così. Specialmente le creature che nascono dai loro grembi, ma non solo. Così noi ogni giorno sperimentiamo che la capacità di amare di moltissime donne, legata indissolubilmente alla loro capacità riproduttiva e generativa, è così alta che oltrepassa la soglia del Trono di Dio e ci si siede sopra, insieme a te, Gesù. Ma lo stesso accade, in modi molto diversi, all'altra parte dell'umanità, quella formata da maschi e da chi non è femmina e non fa figli. Ma partecipa all'amore e lo fa, ogni giorno, nei moltissimi modi legati alle nostre vite concrete, dalle piante dell'orto, alle mura di casa, ai bisogni di chi dipende da te e dal tuo lavoro, all'opportunità di dare felicità e aiuto ogni volta che c'è qualcuno che lo chiede. Certo, sono cose che fanno anche le femmine umane, Gesù, non solo i maschi. Ma proprio nel lavoro e nella preghiera silenziosa e nascosta, credo che molti uomini ci possono insegnare su come si arriva al Trono dell'Altissimo amore.
La seconda cosa è il punto iniziale di questo tuo insegnamento.
«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi,...».
La "legge del taglione" raddoppia gli orbi e gli sdentati, come dice un nostro amico della tua Compagnia, Gesù, e raggiunge questo risultato senza rimediare all'ingiustizia praticata. È solo una forma più controllata di vendetta ed anche in questa sua veste ha molti limiti. 
Ma se si vuole e si cerca di stare dentro l'amore Dio, che ci fa vivere e ci nutre, dobbiamo tener conto che noi abbiamo già avuto molto più di tutto l'amore di cui avevamo bisogno e senza che l'abbiamo meritato in alcun modo, perché Dio «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». Così ci chiedi di "non opporci al malvagio", certo, senza dirgli che fa bene a fare così come sta facendo, però senza imitarlo e così diventare "malvagio" anche noi, facendo le cose che fa lui. Magari a lui stesso, se ci riusciamo, ma sopratutto a chi è più debole di noi. Non dobbiamo essere malvagi, mai. Sopratutto quando ci sembra di avere qualche buona ragione per esserlo e farci satana. Non c'è mai una buona ragione per fare il male, anche perché significa, concretamente, che facendo quel male noi abbiamo rifiutato una occasione per fare del bene a qualcuno e pure a noi. Allora "non opporsi al malvagio" significa che al male che ci viene fatto noi opponiamo il bene che sappiamo e possiamo fare, nelle circostanze concrete, e così accendiamo fuochi d'amore che bruciano e rompono le catene di violenza e oltraggio con cui siamo offesi, e in modo infinitamente più efficace dell'inabissarci nelle fogne del male e della morte.
Perché solo l'amore vive e tu, Gesù di Nàzaret, ne sei il Testimone trionfante.
Allora, Gesù, aiutaci ad amare come hai amato e ami tu, senza limiti e senza riserve. Aiutaci nelle libertà di amare da cui nasce la felicità che cerchiamo in questa vita, che ci vuol portare a salire, con te, sul Trono di Dio perché abbiamo imparato ad amare, e amiamo davvero.
ciao r

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