Il regno che

viene, che è già tra noi, che costruisci insieme a noi.
«Così è il regno di Dio», dici, ma poi usi parabole, cioè esempi narrativi che, per loro natura, devono essere capiti e interpretati. Ai tuoi discepoli «spiegavi ogni cosa», ma queste spiegazioni non ci sono rimaste, o sono diventate il patrimonio che è chiamato "tradizione apostolica" da una parte delle Chiese cristiane, cioè le tradizioni liturgiche e i modi concreti in cui il tuo messaggio è stato vissuto e trasmesso nel tempo. Che cos'è il regno di Dio è ciò che dobbiamo capire nelle nostre vite, ed è ciò che è più difficile intendere.
Eppure il regno e la sua presenza attiva tra noi è il nucleo forte del tuo messaggio, ciò attorno a cui tutto ruota. Ascoltiamo la voce della tua vita che ci insegna ad amare.
"Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.".
Arriva. Il regno arriva, qualsiasi cosa facciamo. E cresce. 
C'erano una trentina di persone, al più un centinaio ma ne dubito, quando hai smesso di manifestarti in carne e corpo ai tuoi amici. Un gruppetto di persone sconvolte dalla tua esistenza, che loro hanno toccato con le dita e i cuori, un "piccolo gregge" che tu hai gettato in questa "aiuola che ci fa tanto feroci" (Dante!) a raccontare, a chiunque li ascoltasse, che tu eri venuto, eri morto in croce, eri risorto, eri presente, anche se nessuno ti toccava e ti vedeva più. Dicendo che tu, Gesù di Nàzaret, eri e sei uomo e Dio.
Davvero un seme di senape gettato sul terreno di questa aiuola che è l'umanità. Una cosa straordinaria, che ha cambiato volto al mondo e alle sue storie. Ma non è il regno.
Il regno sei tu, quando ti facciamo entrare a casa nostra e tu la occupi tutta, facendola diventare bellissima, capace di ospitare l'amore e regalarlo. Il regno siamo noi che sappiamo amare anche quando ci comandano di odiare, come fece Franz Jägerstätter e molti altri come lui, ma non insieme a lui. Ti dobbiamo far trasformare le nostre vite in amore, qui e ora, nelle cose che sappiamo fare, senza lasciare nessuno solo o sola a lottare per la pace e la giustizia. Scegliendo sempre te, Gesù di Nàzaret, l'amore Dio che ci fa diventare amore e ci dona la capacità di essere relazioni d'amore.
Costruisci il regno in noi, Gesù, facci essere amore che vive.
ciao r

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