Sei nato,
sei qui, tra noi; tu, il Dio venuto al mondo secondo le cause e i modi del mondo.Lo scrive Isaia (Isaia 9,5) e lo sappiamo tutte e tutti, anche quando non lo sappiamo.
"Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace".
Ma questo bambino che ci è stato donato è anche colui che noi conosciamo appeso a una croce, l'agnello immolato sull'altare degli orgogli e dei poteri umani. Noi amiamo il bambino perché è venuto a salvarci a prezzo di se stesso: il Dio incarnato si fa agnello, mite e umile di cuore e così si offre per donarci la nostra libertà. Così amiamo il bambino perché lui è l'uomo che sarà l'Agnello sgozzato: colui a cui è dato ogni potere in Terra e nei cieli, perché è il solo degno e capace di aprire il libro delle nostre storie e dei nostri mali per leggerlo alla luce dell'amore Dio da cui viene e in cui vive (Ap 5). Solo Gesù di Nàzaret, questo bambino, salva.
Così questo bambino che nasce è il custode di ogni gioia, felicità e vita nei cieli, in Terra, in ogni luogo. Qui, in questo evento e nelle sue memorie, c'è così tanto da dire e cantare!
Allora facciamo attenzione a tre passaggi: due dal racconto della nascita di Gesù in Luca e uno dal Prologo di Giovanni, dov'è la Parola di Dio che sceglie di nascere da una donna.
Natale di nostro Signore Gesù Cristo, vangeli delle messe della notte e dell'aurora.
Lc 2,1-20
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.".Natale di nostro Signore Gesù Cristo, messa del giorno.
Lc 2,1-20
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.".Natale di nostro Signore Gesù Cristo, messa del giorno.
"In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
I tre passaggi.
In Luca c'è una descrizione attenta della situazione della famiglia di Maria e Giuseppe, con Gesù che preme per nascere.
"Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio".
Lo sappiamo benissimo: ci sono circostanze più forti delle nostre decisioni, realtà più potenti dei nostri vivere. Noi facciamo progetti che la realtà si incarica di smentire e correggere.
Così per Maria, Giuseppe e questo figlio che sta arrivando.
La situazione descritta da Luca è "normale", cioè molto, troppo frequente nelle storie umane: che sia un censimento, che sia una guerra, che sia una carestia, che sia una epidemia, che sia una rivoluzione, che sia una crisi economica le nostre vite sono avvolte in gruppi di eventi che non controlliamo. Dobbiamo adattarci. E quando "per noi" non c'è posto nell'alloggio della città, scegliamo una stalla, una grotta usata come stalla, perché lì c'è calore e protezione.
Così, in una condizione radicale di fortuna e povertà nasce il bambino chiamato dall'angelo "Figlio dell'Altissimo" e per cui ha preannunciato il "trono di Davide".
Poi, ed è il secondo passaggio, Luca narra la felicità degli angeli che esplode pubblicamente. Ma chi è 'il pubblico' di questa gioia degli angeli? Ascoltiamo ancora.
"C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge".
Sono pastori, e sopratutto - penso - sono come quelli che in Sardegna erano i 'servi-pastori': lavoratori nell'allevamento delle pecore senza gregge proprio, o con un gregge in formazione, usati secondo norme locali ma con un duro uso del loro lavoro. A quel tempo, in Israele, non sono persone reputate 'giuste', perché il lavoro dietro alle greggi impedisce loro di osservare la Torah nella sua pienezza.
Ma poi, inevitabilmente, vivono alla giornata e così non sono persone 'raccomandabili'.
La felicità degli angeli si manifesta proprio a costoro e non agli abitanti di Gerusalemme o di Roma, per dire; sopratutto non si manifesta ai membri dell'aristocrazia religiosa di Israele. Gli angeli gioiscono davanti ai pastori, cioè davanti a coloro che sono esclusi dalla promessa di Dio secondo la norma prevalente in Israele a quel tempo per l'interpretazione dell'aristocrazia religiosa sadducea e dei farisei.
Qui c'è umiltà, certo, tutta l'umiltà di Dio altissimo.
Gesù si proclama "mite e umile di cuore" ed è così fin dalla sua nascita da Maria in una stalla. Ma qui non c'è solo umiltà, o meglio, proprio attraverso l'umiltà passa la scelta di Dio, Altissima Pienezza d'Amore, di rovesciare e abbattere le logiche del mondo. Con la nascita di Gesù Dio propone al mondo l'amore come scelta, radicale e semplice, di fare la nostra vita donata all'amore, e la propone, innanzitutto e proprio, nella carne e sangue di suo figlio nato da donna: Gesù di Nàzaret, amore mite umile in ogni istante della sua vita terrena, di uomo-dio incarnato.
Se crediamo a questo "fatto" e ci crediamo fin dalla nascita di un bambino a Betlemme di Giuda, sotto Augusto imperatore a Roma e Anna grande sacerdote a Gerusalemme, allora niente di male ci potrà mai accadere.
Anche perché siamo in una buona e bella compagnia; infatti è proprio questo che vediamo affermato, senza imbarazzo né reticenza, nel prologo di Giovanni.
"E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità
[...]
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato".
Nella festa del Natale di Gesù Cristo noi ricordiamo, con Giovanni apostolo ed evangelista, che sono venute a trovarci, per vivere con noi il nostro mondo di carne, sangue e terra, "la grazia e la verità", le 'presenze' dell'amore Dio umile, mite, invincibile nelle nostre vite ferite, le realtà forti del Dio speranza che non ci hanno più abbandonato.
Così anche noi, vivendo in questa grazia e verità che sei tu, Gesù di Nàzaret, cerchiamo di far fiorire quest'amore immenso ogni giorno delle nostre vite, anche quando non ci riusciamo.
Amen amen, sposo Gesù che nasci oggi, amen.
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