Anch'io ho visto

la tua salvezza, altissima pienezza d'amore.
Sono sicuro che eri un bel bambino, attento ai visi e ai gesti di chi avevi intorno. Ma non è che Simeone ha vissuto chissà quale esperienza d'amore! Ha visto un bambino e l'ha preso in braccio per vederlo bene, per sentirlo davvero.
«Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo...».
Ti ha pure coccolato un poco, ne sono certo, con qualcuna di quelle buffe lallazioni che gli adulti fanno quando hanno un bel pupo tra le mani. E tu hai riso, lo so, a quel tipo che ti coccolava. Un'esperienza d'amore, certo, piccina come un pupo e pure frequente e diffusa, ma a Simeone basta questa piccola esperienza per andare molto oltre.
«Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
E noi, Gesù?
Ascoltiamo la tua vita narrata nella vita di chi ti ha incontrato quando eri piccolo e indifeso, e ti ha amato.
Lc 2,22-35
"Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»
.".
La fede in te, Gesù mio, non è un atto intellettuale, non è affatto la comprensione culturale di dottrine e principi. Fede è incontrarti, prenderti in braccio, giocare con i tuoi occhi che ridono, sperando e cercando di farti ridere ancora di più. Fede è il nostro cuore che ti accoglie e dice sì a te e alla tua presenza nella carne e sangue umani.
«Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
E quando diciamo '' all'altissima Pienezza d'amore sappiamo, qui anche con un atto dell'intelletto, che tutto, ogni cosa nostra e ogni realtà della nostra vita le appartiene e lei può giocarci come vuole e desidera. Perché Dio è sempre amore in atto, amore che ama al presente, nella realtà di questo istante d'amore in cui ne indico la presenza nella mia vita.
Quindi può prendersi tutta la mia vita perché è già sua e in lei/lui non esiste morte ma solo amore che vive e ama.
Aiutaci, Gesù, amico e sposo, a incontrare Dio altissimo in ogni esperienza d'amore che viviamo, per quanto fragile e ferita sia. Perché Dio è solo amore che ama e così dobbiamo diventare ed essere anche noi. Amen amen.
ciao r

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