L'amore basta,

perché vive di te, Parola di Dio.
Questa è una parabola durissima, Gesù, proprio perché piena di misericordia e amore. Non capisco, col mio cuore, se è un ammonimento o una descrizione. So che c'è un centro attorno a cui ruota tutta la tua narrazione. So che devo trovare questo centro e metterlo in luce, perché le tue vibrazioni in me diventino suoni comprensibili e nutrienti per molte altre persone. Aiutami, fammi diventare ascolto, accoglienza della tua vita che testimonia Dio Amore.
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".».
Un tuo amico, Gesù, milite della tua Compagnia umana, un "gesuita", insomma, quando lo incontrai agli inizi del mio ritorno al tuo amore disse una cosa che mi colpì e m'è rimasta incisa nel cuore, come un tuo tatuaggio. 
Noi risorgiamo sulla base dell'amore che siamo stati e abbiamo fatto: tu, Gesù, sei stato solo amore, in ogni momento della tua vita, quindi sei totalmente risorto.
Ascoltiamo il tuo racconto.
C'è un povero, dotato di identità, si chiama Lazzaro, e di desideri, bramoso di cibo e di consolazioni. C'è un ricco dotato solo di soldi, senza nome e senza desideri.
In questa alternativa trovo il centro che mi serve.
«Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe».
I cani hanno pietà e amore, si mettono in relazione, il ricco no. Per il ricco Lazzaro è una cosa, parte della proprietà; lo è così profondamente che pensa di poterlo utilizzare come una cosa anche dall'inferno: «manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua».
Per il ricco contano solo cose, i banchetti e le vesti, mentre le relazioni con altri esseri umani non contano, sono inutili e non servono. Lazzaro è cosa, va usato: «ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe». Anche i cani sono cose e non possono essere né visti, né ascoltati. Il problema del ricco è che è già all'inferno e non lo sa. Il mondo in cui vive è un inferno, in quanto privo d'amore. Un inferno comodo, certo, perché dispone dei beni del mondo, ma sempre inferno nel gelo rovente della morte. Quando abbandona questo mondo non cambia condizione, resta nel suo inferno, ma ora è privo di cose a sua disposizione, è senza comodità. Continua a non voler amare. Non si mette in relazione con Abramo e Lazzaro, ma chiede, sempre cerca di ottenere qualcosa, una comodità.
«Padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento».
La risposta di Abramo è finale, senza spazi, va solo accolta.
«Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro [...] Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».
Abbiamo già tutto per capire che la vita è solo amore, Gesù, a iniziare da te e dalle narrazioni della tua vita e parola. Vivere è un dono infinito d'amore dato e ricevuto, nelle fecondità, vivaci e pure selvagge, spesso non disciplinate, delle innumerevoli libertà di amare. Quando siamo capaci di amare così, con questa liberà, allora sappiamo anche onorare e aiutare ogni azione d'amore e nessun "grande abisso" ci potrà separare e togliere dalla Presenza della Pienezza d'amore; quel Dio Padre che tu, Gesù, testimoni nella tua vita donata a fare amore.
I cani che amano Lazzaro ce lo dicono ogni giorno.
Abbiamo questa vita per amare e imparare ad amare, Gesù. Aiutaci a sapere da te, ogni giorno, l'amore da fare e donare nella condivisione delle nostre libertà: solo così abbiamo le ali che, quando questo mondo per noi scompare, sanno portarci con gioia all'allegria di Dio.
ciao r

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