Chiedere è

offrirsi, è dono, quindi è sempre anche prestito.
Insegnaci a pregare, Gesù, ma come tu preghi il Padre, con la stessa fiducia e intimità. Così ci hai dato il "Padre nostro" insieme a due indicazioni: qui in Luca l'insistenza forte e ostinata nella richiesta, avendo fiducia che sarà ascoltata perché abbiamo bisogno di ciò che chiediamo. Nel vangelo di Matteo (Mt 6,1-18) c'è lo stesso tipo di fiducia, ma riposta nel Dio Padre che conosce ciò che chiediamo prima ancora di formulare la richiesta. In più, in Matteo, c'è il suggerimento del segreto, del pregare riservato, che in questo brano di Luca sembra assente. Anzi, qui sembra che tu sottolinei come ci serva essere insistenti fino alla sgarberia, fino all'invadenza. Qui in Luca la preghiera mi sembra descritta come l'esperienza di scambio d'amore dove le nostre ferite e nostri bisogni trovano tempo e modi in cui chiedere a Dio la cura del male che ci opprime. Quindi la preghiera accade sempre nei nostri qui e ora, Gesù, ma solo con il tuo aiuto al nostro sforzo di aprirci all'amore, alla presenza di chi è l'altro, l'altra che ha bisogno di noi.
Fulcro della tua istruzione sulla preghiera è allora la fiducia, sia nella serietà della nostra richiesta, che nella realtà della risposta che il Padre dona alla nostra domanda. Allora mi sembra che questo fulcro fa del mio chiedere un offrirmi: chiedo a Dio che mi doni qualcosa perché io dono qualcosa a Dio, attraverso il mondo in cui vivo e dove rispondo alle vite di cui vivo.
Ascoltiamo questa tua istruzione d'amore.
"Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», e se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».".
Questa tua istruzione sulla preghiera è fatta di tre parti, Gesù, articolate tra loro: il "Padre nostro"; l'indicazione sull'insistenza anche fino alla sgarberia, a farsi invadenti; la fiducia radicale (nel senso che questa fiducia è le radici della nostra vita concreta, ciò che ci tiene eretti e seleziona le sostanze nutritive che ci danno vita) sulla risposta, che arriverà e sarà fondata nella bontà di Dio.
Il Padre nostro è la doppia indicazione di chi è il D** Altissimo (Nome santo e Regno che arriva sempre ma non è mai già qui) cui ci rivolgiamo e quali cose chiediamo, cioè cibo di ogni giorno, perdono come amore reciproco, sollievo dalla tentazione, dalla nostra immersione nel Male della rivolta contro Dio. La sento come una "definizione operativa" di ogni nostra preghiera, sempre composta di queste due parti: Dio Altissimo e i nostri bisogni. Però questa definizione della preghiera non sta da sola, ma esiste solo in relazione alle nostre vite, riassunte in due esempi molto chiari.
Da un lato il bisogno di farci aiutare ad accogliere chi bussa alla nostra porta, a qualsiasi ora capiti. Qui dobbiamo essere decisi a ottenere ciò che ci serve: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli». Dobbiamo chiedere senza vergogna, neanche di essere scortesi e invadenti. La richiesta è giusta e va portata avanti fino ad avere ciò che serve: «vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono». La fiducia nella richiesta è decisiva: ciò che chiediamo è fare della nostra vita un dono, oggi qui ora, e c'è bisogno di aiuto: qui, appunto, chiedere è offrirsi.
Dall'altra parte questa fiducia nella nostra richiesta "quotidiana" è fondata nella fiducia sulla realtà di Dio Amore: «Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto».
Infatti so che Dio è Altissima Pienezza d'Amore Infinito, Eterna Potenza di ogni bene e vita, Luce Santa senza limiti, e so pure che questa Immensità ascolta proprio me, sente la mia piccola preghiera e la fa Sua perché è Padre Madre, Dio fatto di solo amore. O so questo con la stessa certezza che esiste in me di essere vivo, o è inutile che mi metta a pregare perché allora recito formule oppure faccio "scaramanzie", cioè azioni, parole, oggetti con cui tento la "buona sorte", qualunque cosa sia per me. Infatti Dio mi darà e mi dà sempre ciò di cui ho bisogno, ciò che è vita: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Gesù, facci vivere in preghiera continua, nell'incessante richiesta d'amore per ciascuno di "questi" casi concreti delle nostre vite: così chiedendo a Dio offriamo le nostre radici d'amore a ogni vita accanto a noi, che ne ha bisogno come noi.
ciao r

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