La differenza
È il giorno del tuo trionfo, Gesù?
No, non mi piace la parola "trionfo" con tutte le sue origini bacchiche e con i più valorosi tra i vinti sconfitti attaccati, come oggetti, al carro del vincitore.
Ogni trionfo gronda cadaveri e vite spezzate. Tu sei la vita.
Neppure è la tua "apoteosi", il tuo farti dio.
Tu sei già unito a Dio, parte intima della Sua Realtà Immensa, ma lo sei al modo di Dio Pienezza d'Amore, non al nostro modo di umani, in cui prevalgono assenza o viltà d'amore.
Allora cos'è la domenica delle palme?
È il giorno del tuo primo riconoscimento, il primo momento in cui ci accorgiamo di te e della immensità della tua presenza insieme a molte altre persone e non solo con qualcuna o qualcuno che ti incontra e la cui vita è sconvolta da questo incontro. Il primo perché poi ce ne saranno altri, di riconoscimenti, dopo la tua definitiva vittoria sul male, riportata sulla croce e nell'amore.
Allora ascoltiamo la tua voce, Gesù, in alcuni testi di questa domenica delle palme dell'anno 2022, per accorgerci, ancora e di nuovo, di te e della tua sconfinata diversità di amare, della incredibile luce dei tuoi modi di fare l'amore.
"Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».".
"Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!,
a gloria di Dio Padre.".
"Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».".
Vale la pena citare un cantante, Fabrizio de André, per iniziare a sentire che cosa c'è di diverso in te, Gesù, che inizi la settimana del tuo esodo, della tua pasqua, del compimento in te di ogni promessa di Dio, Infinita Pienezza d'Amore, di ogni amore.
"Io nel vedere quest'uomo che muore
Madre, io provo doloreNella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l'amore".
Sono gli ultimi versi del Testamento di Tito, testo e comprensione del vangelo di Luca, dove il "buon ladrone" non è buono, non rinnega nulla di ciò che è stato, ma sa imparare dalla realtà in cui vive e non dispera, anche se è appeso a una croce. Vede l'amore, lo riconosce, gli chiede memoria.
Ma quello che de André non sente e non canta è la realtà dell'Amore che, a Sua volta, riconosce il ladrone, lo ama, e lo porta con sé alla Casa dell'amore felice. Alla casa di Dio.
«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Il primo salvato da te e dal tuo sangue inerme e innocente, Gesù, è un ladrone, un poco di buono, ma che ti sente come Amore e lo dice, a voce alta, chiedendoti l'unica cosa che sa di poterti chiedere: una memoria piena d'amore.
Tu gliela dai, ma per te questa memoria nell'amore è vita e fonte di vita. Amare e vivere sono lo stesso verbo, per te e per noi. Ma per te è immediatamente vero.
«Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
Tu sei re, ed entri nella tua città. Ma il tuo regno non è di questo mondo e "questo mondo", cioè Pilato, lo sa benissimo. Per lui non sei pericoloso. Però sei innocente e con gli innocenti non è possibile "mettersi d'accordo", perché non fanno patti con questo mondo. E questo lo sa Caifa, il sommo sacerdote.
Così entri da re nella tua città, ma la tua incoronazione sarà di spine e il tuo trono un legno fatto a croce, dove sarai appeso. A quel punto il favore della folla tace, scandalizzato dalla realtà della tua promessa del regno. Il re, il benedetto che viene nel nome dell'Altissimo, è appeso a una croce, perché è lì che deve stare. Il ladrone esperto d'amore lo capisce e lo sente. Subito. Noi siamo arrivati dopo, ma tu ci ami sempre, al tuo modo sconfinato e senza limiti.
Aiutaci ad amare come ami tu. Senza limiti, e pure nel talamo scomodo e terribile della tua croce, che diventa nostra. Fa che la nostra memoria del tuo amore sia la nostra vita. Amen.
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