Nella tua parola

c'è vita, che vive feconda di bellezze.
Al centro c'è un bambino, e suo padre che ti chiede la vita di questo figlio, come se tu ne fossi padrone, fossi il Dio che comanda la vita, che obbedisce, quel Dio che leva la morte.
Ma è proprio per questo che sei venuto tra noi, per darci la vita e darcela in abbondanza.
Mi commuove questo dialogo, perché inizia su una comunicazione molto lontana che trova l'accordo sulla vita, per concludersi su di un inizio, sulla  nuova fiducia che qualcuno acquista della realtà che tu, Gesù di Nàzaret, sei vita e la doni a chiunque te la chiede.
Ascoltiamo la tua voce perché con te ne va sempre della vita.
"Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.".
Sei sempre più polemico sui segni che ti chiedono. Sei venuto a dare la Parola di Dio, non a fare miracoli. Sei venuto a darci la vita, ma attraverso la conoscenza intima e personale della parola di Dio, che vive e ci fa vivere.
Ma a quel padre interessa il figlio.
"Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire".
Posso immaginare le discussioni tra questo padre e sua moglie. Una febbre alta che non passa, un figlio che entra nella sofferenza e che sembra morire. A chi chiedere aiuto?
C'è Gesù di Nàzaret, è qui, è vicino. 
Tu guarisci, Gesù, e ti commuovi delle nostre sofferenze. Questo padre ti cerca e ti porta, nel suo cuore, il figlio che soffre e la madre del bambino, che soffre anche lei.
Ma tu respingi la richiesta. Non sei qui per fare miracoli.
Ma a questo padre non interessa cosa tu sei venuto a fare tra noi con la connessa e importante faccenda dei segni.
A lui interessa solo il suo bambino e la sua fiducia in te.
«Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Sono certo che ha pure un gesto di impazienza e che ti guarda negli occhi. C'è bisogno, e te lo dice con forza.
«Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Tu vedi il dolore, Gesù, del bambino, della madre, di questo padre che hai davanti, e apri la strada alla vita.
«Va’, tuo figlio vive». Lui sa che è vero e torna subito a casa sua, dove la vita trionfa.
C'è bisogno, Gesù, vieni; tu sei la vita e allora, prima che morte trionfi, vieni a darci vita e a darcela in abbondanza. Vieni, Signore, agisci, prima che muoia un altro bambino, un'altra bambina. Amen amen.
ciao r

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