Lo scandalo di

Dio è l'amore senza limiti, oltre ogni etica umana.
Tu parli solo di libertà, Gesù, in ogni istante della tua vita di "Parola di Dio", che vive in noi, tra noi, e ci cambia.
Tu ci parli dell'Amore Pieno che è quel Dio Padre Madre che ti è Genitore e che vive, si realizza in tutta la redenzione che compie per te, con te, in te. Allora, Gesù, tu sei libertà e amore viventi dentro la Sovranità amante di Dio che tutto compie in amore, e quindi esiste anche fuori di sé, nelle vite ed esistenze che nascono dalla Sua Sovranità amante, dal Suo Immane Amore Libertà, reale, senza limiti, e di cui noi, Sue creature, figlie figli nate dal Suo grembo d'amore, abbiamo bisogno come acqua, aria, cibo. Come carezze e abbracci.
Ascoltiamo la tua voce, Gesù che ci ami. C'è bisogno.
"Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».".
In greco è molto più forte: «ὁ δὲ διεῖλεν αὐτοῖς τὸν βίον - egli allora spartì loro il patrimonio, la vita». Il figlio più giovane chiede al padre la vita e il padre la spartisce tra i due figli senza esitare e senza ricattare. Il passo iniziale di questa parabola è sconvolgente, ed è sbagliato secondo ogni logica umana. Ma da qui occorre partire.
Dio, il Dio che chiami Padre e che narri, dalle testimonianze bibliche, come il Dio che vuole essere amato molto più che temuto e obbedito, questo Dio lo mostri subito come uno che viola le regole umane elementari. Ma deve prevalere l'amore.
Il figlio giovane chiede vita e Dio gli dà ogni vita che possiede, totalmente. Ma la dà a entrambi i figli, non a uno soltanto. Col figlio che va via c'è, in più, il dolore dell'abbandono, ma τὸν βίον, il patrimonio vita, è spartito in modo uguale tra i due.
Come mai lo lascia andare? Possiamo dire che non gli importa del figlio giovane? Perché lo lascia andare? Dov'è il punto?
Lo lascia andare con la sua vita in mano, solo perché questo padre si fida. Non del figlio in particolare, ma si fida dell'amore che ha dato a questo figlio e sa che questo amore donato non morirà mai, non verrà mai meno. Eserciterà sempre la sua azione e sarà, sempre, efficace.
Lo immagino che guarda all'orizzonte da un punto favorevole, lo vedo che ogni giorno si fa una passeggiata per controllare se qualcuno sta arrivando. Lo penso che chiede notizie a chi può darle, a chi è fidato nelle informazioni che porta. Aspetta, fiducioso dell'amore con cui ha riempito la vita del figlio più giovane.
Non bisogna concentrare l'attenzione agli errori del figlio giovane. Fa una vita imprudente e ne paga il prezzo. Ma non dimentica da dove viene e sa sempre qual'è la sua eredità. Conosce l'amore che gli è stato dato e non lo rinnega mai, non dispera mai. Sa che chi gli ha dato la vita e l'amore lo accoglierà sempre.
Si degrada, si perde, viene sconfitto, ma ha sempre una risorsa di vittoria. Può tornare dal padre.
Certo, si fa un ragionamento di contrattazione. Vede il padre attraverso se stesso, e attraverso il fratello e gli offre la sua vita: «"Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”». Un accordo ragionevole, meritevole di accoglienza. Magari ci va aggiunto un poco di rimprovero, una bella ramanzina etica, ma il nocciolo è lì.
Ma questo padre con cui abbiamo a che fare è molto oltre le contrattazioni umane.
«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide».
«ebbe compassione,».
«gli corse incontro,».
«gli si gettò al collo e lo baciò».
Neppure lo ascolta. Parla ai suoi servi, a chi gli obbedisce, ed il comando è semplice, molto netto.
«“Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Presto.
Facciamo presto a fare festa quando l'amore vince.
Presto, mettiamoci presto nella gioia perché l'amore, il Tuo Amore, mio Dio Padre Madre, vince tutte le nostre sconfitte e libera tutte le nostre cecità e sordità, restituendoci alla vita in amore che tu vuoi per noi, insieme a noi.
Offrendo la gioia del tuo amore a noi che ci siamo perduti, ma anche a chi ti è rimasto vicino, e non ti vede davvero come amore libero ma, molto più, come un padrone da rispettare, ma anche da temere.
Gesù, rendici capaci di accettare e scegliere tutta la libertà d'amore che Dio offre e che ci rende capaci di operare nell'amore, sapendo che nessuno è perduto nell'amore che Dio vuole e desidera donarci. Presto, perché nessuno si perda.
ciao r

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