Il mio tesoro

è ciò che vive nel mio cuore, le radici della mia vita.
Sento che questa tua parola mi ferisce il cuore, Gesù, e ti ringrazio per questo taglio che fai al mio intimo profondo, perché così puoi prendere da me ciò che vuoi per farne un buon frutto.
Qual'è il cuore di un fico? Direi le sue radici, Gesù, che lo nutrono e gli fanno produrre il frutto buono e nutriente di cui è capace. Il nostro cuore è ciò che ci fa produrre i frutti che ci appartengono, quei frutti che solo noi sappiamo far nascere e crescere e che ci dicono se siamo o no un albero buono. Per questo ascoltarti è fondamentale: sei l'acqua che disseta e la terra che nutre le mie radici. Senza te non ho mai frutti buoni.
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Essere alberi buoni o cattivi non è un destino, ma una nostra scelta. Infatti non è una condizione irrimediabile quella in cui ci troviamo, ma una realtà che esiste da scelte di apprendimento e nutrimento. Dobbiamo fidarci di te, Gesù, il buon maestro che ci guida a diventare alberi buoni. Dobbiamo lavorare con le nostre radici per arrivare alle tue acque e al tuo nutrimento, perché non fai tutto tu, ma ci chiedi di impegnarci: «Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro». 
Per essere ben preparati dobbiamo raggiungerti e imitarti, nutrirci di te. Infatti ci vuoi come te, capaci di fare frutti buoni, quelli sappiamo e possiamo fare. Quindi se siamo alberi buoni lo sappiamo solo dai frutti, cioè da ciò che riusciamo a fare per dare il tuo nutrimento e la tua bellezza attorno a noi, non per correggere ogni pagliuzza che c'è nei fratelli e sorelle attorno a me. Perché prima devo liberarmi delle travi che mi ostacolano e lo posso fare solo se attingo a te, fonte e fiume di vita.
Significa che posso liberarmi di queste travi solo se attingo a te e smetto di pensare a me stesso, se mi occupo di ciò che devo fare, cercando di farlo bene insieme a chi vive con e attorno a me. Perché è solo così che posso occuparmi di te, e dell'amore che mi dai, e le mie radici ti raggiungono e il mio cuore si lascia tagliare dalla tua parola. 
Diventando anch'io, così, un albero buono che dona e sparge la tua bellezza e il tuo nutrimento liberamente e ovunque, attraverso i frutti che solo tu mi fai nascere e crescere.
ciao r

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