La scelta di Dio
Viviamo immersi nel dono. La nostra esperienza quotidiana, della vita in cui siamo immersi, è il dono della bellezza nelle cose e faccende di cui viviamo: un'alba, un fiore, una pianta da curare, un cucciolo da aiutare, un cibo da cucinare, una casa da pulire, un lavoro da far bene, delle vecchie da cui ascoltare racconti e da assistere. Ogni cosa di cui viviamo e per cui viviamo è una possibile fonte di bellezza e la bellezza è la più diffusa e comune esperienza di Dio che possiamo fare. Da qui partiamo per ascoltarti, Gesù.
"Ma oggi no!", sento voci gridarmi contro. In un mondo di "megacities" quelle esperienze di bellezza che ho ricordato sembrano scomparse e la parola di Dio - cioè tu, Gesù, amico e sposo - sembra diventata incomprensibile, non più vera. Ma è così? Se abbiamo orecchie ascoltiamo, altrimenti chiediamo a Dio di darci orecchie che sanno e vogliono ascoltare.
"Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».".
Tu fai due esempi molto semplici, così facili da inquadrare narrativamente da essere totalmente validi anche oggi, nelle nostre immense città di disordini e di vite.
Una lampada va messa in alto, dove illumina bene, non va messa sotto qualcosa che la copre e le impedisce di fare luce.
La misura del giudizio di Dio su di noi la decidiamo noi; se noi misuriamo con avarizia, allora Dio sarà avaro con noi, se noi misuriamo con generosità, allora Dio sarà generoso con noi, e anche di più.
Dov'è la bellezza? Proprio nella dimensione del dono che tu ci offri, Gesù. Siamo lampade che possono essere accese e messe in alto per fare luce. Se lo vogliamo, ma non dipende da noi, dipende dall'amore che riceviamo e sappiamo dare. Cioè dipende da Dio, ma solo nella relazione con ciò che noi misuriamo di noi stesse e noi stessi alle altre vite di cui siamo circondati, in cui viviamo.
Se siamo dono, Dio si fa dono con noi e in noi. Oggi, non nel paradiso, e senza toglierci niente di ciò che ci può accadere. Bastino due nomi: Charles de Foucault e Christian de Chergé.
Amare è l'esperienza di bellezza che ci proponi, Gesù, senza garantirci niente rispetto al male del mondo che ci può sommergere, ma offrendoci la Presenza di Dio come luogo dove vivere ogni amore, sbagliando ogni giorno, ma sicure e sicure che se amo molto, molto di più mi verrà perdonato.
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