Presentare Dio
Maria e Giuseppe presentano il bambino di pochi giorni al Tempio di Gerusalemme, perché i primogeniti di Israele sono sacri al Signore, che ha riscattato Israele dall'Egitto al prezzo del sangue dei primogeniti egiziani. Non è solo una memoria, è molto di più: è ricordarsi di Dio, riconoscere la Sua Presenza nella carne e nella vita dei propri figli nati per primi, i più desiderati.
In questa tua presentazione e in questo "sacrificio", in questo tuo "farti sacro", tramite Maria e Giuseppe, davanti alla Maestà di Dio, tu, Gesù, ci raccogli tutte e tutti e ci offri a Dio come amore donato. Perché tu sei già questo amore donato, questa vita santa che si fa morte e peccato per toglierci dal male, per "farci sacre e sacri" dell'amore che riceviamo in dono da te e che, anche noi, doniamo gratuitamente. Siamo con te, Gesù, per essere il solo sacrificio che Dio ama: la tua carne bisognosa di aiuto perché innamorata. Ascoltiamo, con il cuore ferito dall'amore.
"Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».".
Simeone dice una cosa che dovremo ripetere, con il cuore ferito dall'amore, ogni momento della nostra vita.
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
Se ti conosciamo, Gesù mio, e ti frequentiamo ogni giorno, allora siamo consapevoli di "vedere", coi sensi e con il cuore, la "salvezza di Dio" e, molto di più, sopratutto di vederla all'opera in noi stessi e attorno a noi.
Ma questo significa una cosa importante, decisiva: significa vedere - quindi! in conseguenza! - la libertà di Dio, il Suo Amore, crescere nel mondo nelle varie, multiple, diverse, contraddittorie, deboli e forti forme della carne e delle sue fragilità e durezze.
Se vediamo questo, quando vediamo questo possiamo affidarci a Dio nella Sua pace, quella pace che la Sua Pienezza ci dona per farci libere e liberi, miriadi di pacifiche forze di amare nell'amplesso desiderato e vivo con te, Signore Gesù, e che svela, rende pubblici i pensieri dei nostri cuori.
Aiutaci a vedere, Gesù, il tuo amore che vince nella mia vita e, per me, attraverso me, nelle vite in cui vivo, di cui vivo.
Amen.
Commenti
Posta un commento