Il tuo pianto,

Gesù, e le nostre lacrime.
Mi sembra di vedere una differenza tra il tuo pianto, Gesù, e le nostre lacrime. Ma ci arriviamo dopo. Ora mi sembra importante chiederci su cosa piangi, Signore. Ma per poterti fare questa domanda dobbiamo ascoltare con cuore povero e semplice il racconto di Luca. Facciamo un respiro profondo con il nostro cuore e apriamolo a te, Gesù, Sposo e Amico. Liberamente.
"Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».".
Non fai nessuna previsione, non sei preveggente. Qui piangi sulla tua Gerusalemme, quella che hai davanti, che ti aspetta per rifiutarti, per negarti. Tu porti pace e amore e loro ti crocifiggono per fermarti. Perché non vogliono né la pace, né l'amore. Non ti vogliono perché tu gli dai scandalo, e non gli piace essere scandalizzati, specialmente da te che arrivi dal nulla di Nàzaret e sei nulla, per loro: non vogliono inciampare sul tuo amore. "Loro" si sentono e si sanno giusti e buoni, non hanno bisogno di te che mostri a "loro" tutta l'ipocrisia di cui si compiacciono e in cui vivono.
Ma non si può rifiutare l'Amore che ci visita, perché significa scegliere la morte, e la morte, prima o poi, ci visita e ci sceglie.
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi».
Se rifiutiamo l'amore, che è pace e libertà insieme, stiamo scegliendo la morte e dalla morte ci difende solo l'amore, che è molto più forte. Così, solo quando ci troviamo prigionieri della morte noi piangiamo. 
Tu parli a Gerusalemme, Gesù, ai capi del popolo, agli scribi, ai sacerdoti del tempio, agli anziani, ai farisei e gli indichi cosa comporta rifiutare l'amore che li visita. Non fai previsioni, constati la realtà che hai davanti e su questa realtà piangi, perché sai che avrà conseguenze e li vedi ciechi. Ma per me che ti leggo oggi, 18 Novembre dell'anno 2021 dalla tua nascita, questo tuo "tu" non è rivolto a Gerusalemme, ma a me, a Roma, al mondo, sopratutto a chi si fregia del tuo nome e non vede «quello che porta alla pace».
Tu piangi sul nostro rifiuto, noi piangiamo sulle conseguenze del nostro rifiuto. Nelle nostre lacrime sui morti delle guerre che noi vogliamo, c'è anche molta ipocrisia. Che cosa ho fatto io per impedire l'inferno diabolico che sta distruggendo le popolazioni dello Yemen? Io che ho sostenuto sempre l'Arabia saudita e il suo governo comprando il loro petrolio? Posso piangere su questo disastro, come su altri, ma sapendo che queste lacrime aiutano me, non quelle popolazioni immerse nella morte per le scelte di morte di altri, compreso me, scelte fatte prima di loro e attorno a loro. 
Aiutaci, Gesù, a vedere «quello che porta alla pace» nel mondo in cui vivo e sono, aiutaci a versare lacrime d'amore sulle scelte che stiamo facendo oggi e non sulle guerre future che queste scelte comportano. Aiutaci a dividere in libertà d'amore le tue lacrime e i tuoi sorrisi. Aiutaci ad amare, oggi, qui, ora.
ciao r

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