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In questo episodio, Gesù, mi colpisce sempre la storia del mantello. Ma ci arriviamo dopo.
Ora mi fai notare la tua leggerezza e la tua libertà messe a confronto con la sofferenza pesante e consapevole di Bartimeo.
Arrivi a Gerico e vai via da Gerico. Quanto ci stai e che cosa fai non è scritto. Marco non se ne occupa. La sola cosa che nota è che sei in mezzo a folle di persone che ti cercano e ti accompagnano. Veniamo dall'equivoco dei tuoi discepoli sul tuo ruolo. Loro pensano a te come un Re Messia molto umano e molto politico, ma tu sei tutt'altro: «Il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). Gerico ne è una prova e una testimonianza, perché a Gerico c'è il figlio di Timeo che aspetta la sua occasione. E questa arriva con te, Gesù di Nàzaret, figlio dell'uomo e figlio di Davide.
Bartimeo è cieco e mendicante, ma non è sprovveduto. Sa un sacco di cose: sa che ci sei, che sei un profeta, una persona chiamata dal Signore a costruire vie per arrivare al Suo amore, sa che sei "figlio di Davide", cioè il re messia venuto a salvare Israele e a ridarle la libertà. Sa che sei un guaritore potente e che tu, solo tu puoi guarirlo. Tu passi con leggerezza e libertà a Gerico, dove ti ferma solo uno dei suoi abitanti poveri e disgraziati. Un cieco, che può solo mendicare per vivere, e ti ferma perché crede e sa che solo tu puoi ridargli la vista. Nella consapevolezza della sua sofferenza il figlio di Timeo sa anche che il figlio di Davide è lì per lui. Per salvarlo e ridargli la vita.
Ascoltiamo, con la stessa attenzione di Bartimeo che aspetta proprio te, Gesù di Nàzaret, l'occasione della sua vita.
"E giunsero a Gerico. Mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.".
C'è una sola musica in questo brano, una musica vibrante e forte come il canto dell'usignolo. Bartimeo chiede perché c'è confusione e gli dicono di te, che ci sei tu, Gesù di Nàzaret.
A questo punto nessuno ferma più Bartimeo.
Lo vedo.
Si alza in piedi, lì, nell'angolo di Gerico dove è fermo a mendicare, e lì inizia a dire il tuo nome. Lo grida, lo canta, lo getta in pasto alla folla, lo affida alle orecchie di Dio. Così scandalizza e si fa rimproverare, ma niente lo ferma. La vita, in tutta la sua bellezza, gli sta passando davanti e lui la vuole fermare. Deve fermarla.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Tu sei un passo leggero, Gesù, pieno di bellezza e di libertà nel compito, nella scelta di amarci, una a uno. In questa libertà, la tua forza inarrestabile è proprio nell'attenzione ai più deboli, ai più piccoli di questo mondo. Nessuno ti avrebbe presentato Bartimeo, o ti avrebbe chiesto di agire in suo favore. Ma Bartimeo ha coraggio, determinazione e una voce potente come il canto dell'usignolo, e si presenta da solo.
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Questa voce sofferente ti raggiunge, perché è quella di tutti le persone giuste, immolate e uccise in tutti i tempi del Mondo dalla violenza iniqua degli umani, e che ti chiedono di non tardare a venire per fare giustizia sulla Terra.
«Fino a quando, Sovrano,
tu che sei santo e veritiero,non farai giustizia
e non vendicherai il nostro sangue
contro gli abitanti della terra?». (Ap 6,10)
A Bartimeo fai giustizia subito, perché la sua fede in te, nella tua potenza d'amore ti raggiunge e lo libera.
Infatti ti fermi e dai un comando da re, forse l'unico di tutti i vangeli: «Chiamatelo!». Ma a questo comando da re, segue subito la risposta del servitore che viene interpellato dal suo padrone: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
E Bartimeo vede di nuovo, ha di nuovo la vita, perché crede in te, si affida totalmente al tuo amore e alla sua potenza. Ma questa fiducia di Bartimeo cieco è reale e vera, su di essa poggia tutta la sua realtà. Infatti la sua risposta alla tua convocazione è radicale, profonda, libera e leggera come la tua vita, Gesù: «Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù».
Certo, il mantello di Bartimeo, Gesù.
Davanti a te che ci raggiungi e ci chiami, per amarci, guarirci, farci vedere e gustare la stupenda bellezza erotica, carnale e spirituale, della vita in cui siamo immersi, davanti a questa irruzione dell'amore nel nostro buio, la precedente vita da persone cieche non conta più. Può essere lasciata. Altre persone la useranno, perché niente vada perduto, e il nostro esempio di libertà e leggerezza nell'amare, imparate da te dopo aver lasciato il mantello, sarà sentiero per trovarti e, finalmente, vedere.
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