Conoscere

il bene significa farlo.
O no? Gesù mio, sai quanto Paolo di Tarso raccoglie e getta davanti a te, Signore, il nostro più intimo e autentico grido di dolore: «Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me».(Rm 7,18-21).
Siamo condannati, salvo che per la grazia e l'amore sempre nuovi e sempre liberi che ci redimono dall'immensa vita accogliente che nasce dalla tua croce.
Eppure tu ci dici due cose diverse, mi sembra, due cose che vanno ascoltate, anche e proprio sapendo che Paolo tuo ha ragione. Siamo abitati dal male che non vogliamo, ma ascoltarti è il modo per far vincere il bene nelle nostre vite.
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo».
La tua domanda, Gesù, è drastica e drammatica e (mi sembra, e posso sbagliare) non ha ancora avuto risposte, se non nelle sequele della tua vita fatte nelle nostre vite in cerca d'amore, che sperano di averlo in te, con te, per te.
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?».
Sono senza soluzioni: sento la tua domanda urgente e, come unica risposta, ho quella drammatica di Paolo che ritorna a te, al tuo amore per noi, crocifisso e, così, donato universalmente, quindi anche a me. Ma la tua voce quieta, insiste: «Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?».
In realtà lo sappiamo, hai perfettamente ragione tu. Ma non tutti agiamo e conosciamo allo stesso modo. 
Ci sono oggi, sulla Terra, migliaia di persone che vedono questo nostro tempo, lo giudicano e agiscono per cambiarlo, spesso conoscendoti, altrettanto spesso non conoscendoti. Ma in questo giudizio sul nostro tempo ci dividiamo, diventiamo avversari, reciprocamente debitori. Allora questo nostro giudizio sul tempo che viviamo va fatto sulla base della tua seconda raccomandazione. 
Nel giudicare questo nostro tempo ci troviamo degli avversari, noi ci facciamo avversari di altre persone che giudicano in modo differente dal nostro questo stesso tempo in cui viviamo insieme. Dobbiamo accogliere queste differenze e metterci d'accordo, trovare consonanze finché dura questa nostra strada percorsa insieme: «Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo». 
Aiutaci, Gesù, a vivere il nostro tempo conoscendolo con il metro del tuo amore sconfitto e crocifisso, eppure vincente proprio per questa sua sconfitta. Aiutaci a essere sempre nella tua semplice fede che solo l'amore vive.
ciao r

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